La figura di Serge Gainsbourg è ancora al centro del nuovo lavoro dell’ex membro dei Nick Cave and The Bad Seeds: nel nuovo album di Mick Harvey infatti vengono ancora reinterpretati i successi e i duetti dell’artista francese.
Quello che potrebbe sembrare un esercizio di celebrazione è in realtà  una vera indagine sulle vocalità  e gli stili musicali del suo mentore
Il lavoro, pubblicato il 20 gennaio, non è il primo che vede celebrata la figura di Gainsbourg: il fulcro del disco è l’utilizzo di collaborazioni come quella con Andrea Schroeder, Channthy Kak, Xanthe Waite, Jess Ribeiro, Sophie Brous e Jayne Spruyt.
“Intoxicated Woman” è il culmine della tetralogia sull’autore francese e come annunciato sarà  l’ultimo pezzo della lunga indagine dell’australiano.

L’attitudine di Harvey allo studio e alla maniacalità  della forma si sente, ogni suono non è mai casuale, tuttavia la caratteristica più sconvolgente è l’enorme attenzione alla vocalità .
C’è una totale celebrazione della voce come espressione di sessualità , in pieno stile Gainsbourg, le collaborazioni femminili sono scelte accuratamente e creano il perfetto equilibrio tra sentimenti e passione carnale.

Per chiarirci: l’autore francese in alcune canzoni per avere dei sospiri femminili si lasciava andare a del sano petting, in sala di registrazione, con le varie collaboratrici. Harvey riprende l’attitudine estrema alla sensualità  e incasella dei pezzi eseguiti in modo magnifico.
Nessun brano è noioso, ma allo stesso tempo non mi sento di celebrare l’opera dell’ex Nick Cave and the Bad Seeds come un album di cui non si può fare a meno.

Le vite di questi due autori comunque sono vicine e il lavoro minuzioso di Harvey lo testimonia.
Si sentono veramente tutti gli influssi nel disco, dalle varie opere con vari gruppi alle colonne sonore preparate con Nick Cave.
Alla gran parte degli ascoltatori apparirà  inconsueta la versione di “Je T’aime … (Moi non plus)” cantata dalla Schroeder. Il pezzo è uno dei più coverizzati della storia, ma Harvey lo esegue forse in una delle sue versioni più belle, perchè dietro non c’è una semplice ammirazione o adulazione, ma un vero studio dell’autore e della traccia.

Il disco va ascoltato da chi vuole effettivamente farsi un viaggio in uno degli autori più rappresentativi della canzone d’autore francese, e anche perchè rappresenta una vera epopea della voce femminile.
Il pathos creato da Harvey è elettrificato, underground ma allo stesso tempo raffinato.
In alcuni brani, ad esempio “Cargo Cult”, è come se si venissero a incontrare contemporaneamente più anime di Harvey e Gainsbourg.
A trionfare in questo disco è sicuramente l’inusuale ricerca musicale di Harvey.