La Madonna sul divano, le felpe, centraline, tubature, appartamenti e geografie urbane:  “Fa Niente”, disco d’esordio di Giorgio Poi, è disco delle piccole cose, che racconta grandi emozioni.
Il nuovo pupillo di Bomba Dischi brilla davvero: le sue ispirazioni vengono chiaramente dall’amplissima scuola cantautoriale italiana, soprattutto da quella leggermente outsider che va da Piero Ciampi al Battisti prog di Anima Latina.

Sempre al limite tra la realtà  e la poesia, il disco di Poi potrebbe avere una nota di copertina come quella scritta da Claudio Lolli in “Ho Visto Gli Zingari Felici”: Questo disco è stato il mio personal-musical frisbee lanciato, finalmente con leggerezza anche formale, verso passanti sconosciuti e disponibili al gioco.

Il lavoro di Poi è proprio un frisbee, o per meglio dire un boomerang che torna sempre tra le strade, nelle case e tra i letti. A pensare ad uno scrittore assimilabile a “Fa Niente” viene da pensare al cacciatore di farfalle Nabokov.
Proprio il russo scrisse nella sua opera prima che lui aveva: “Finito di creare un mondo”.  Poi, effettivamente come lo scrittore, crea attingendo ad una realtà  piena di sfumature e colori strani.

Le soluzioni sia musicali che testuali non sono mai banali, l’arrangiamento e il testo di Tubature sono memorabili e segnano una frontiera di un prog elettronico d’autore.

Per il suo stile a cavallo tra l’elettronico, l’indie rock e il cantautorato Giorgio Poi è vicino all’interessantissimo artista canadese Mac DeMarco, in attività  da pochi anni, ma già  molto incisivo nel genere.
I pezzoni del disco sono indubbiamente L’abbronzatura, Tubature e Doppio Nodo, dove emergono le qualità  della musica di Giorgio Poi in tutto il loro splendore.

Nonostante faccia pienamente parte della nuova ondata cantautoriale italiana vedi Cambogia, Calcutta, Motta e co, Giorgio Poi è meno immediato dei suoi colleghi, ma forse alla lunga più apprezzabile, dato che veramente è tutto da scoprire.
Nel disco c’è l’atmosfera magica di un nightclub stanco di rimanere aperto, dove ci sono uomini e donne inermi sdraiati tra tavoli e divanetti.
Giorgio Poi crea un groviglio umano e musicale che talvolta, a dire la verità  collassa su se stesso, ad esempio in Acqua Minerale che, pur avendo dei buoni spunti nel testo, rimane leggermente sottotono.

Non tutti i pezzi saltano subito all’orecchio, ma hanno la capacità , ascolto dopo ascolto, di svelare nuove storie e soggetti.
Nabokov in “Lolita” sente gli Stati Uniti ancora come un paese estraneo, misterioso, lontano dalle sue corde, ma allo stesso tempo è misteriosa e piena di sorprese: Giorgio Poi canta le stesse cose in relazione alla sua casa natale, che ormai da qualche anno vede da lontano.

L’immagine complessiva che emerge in Fa Niente è quella di un teatro pieno di oggetti vintage, scoloriti ma tutto sommato pieni di vita.