Punto di partenza: l’art-work o, se preferite, la cover.
Punto d’arrivo: l’art-work o, se preferite, la copertina.
Insomma, parliamo degli Arcade Fire e di quanto siano i più bravi di tutti servendoci delle immagini piuttosto che delle parole.
Questo album che oggi compie dieci anni si chiama “Neon Bible” ed è il secondo LP della band canadese, successore del felicissimo (nonchè, inarrivabile) “Funeral”.
Ora, nella copertina c’è questa bibbia, aperta, che ci da le spalle, come se non volesse farsi leggere da noi. E’ rossa, come la maggior parte delle bibbie e risalta sullo sfondo completamente buio, incorniciato da una sottile linea bianca. Ah, la bibbia è un fascio di neon, come un’insegna.

Un’altra immagine, poi prometto che uniamo i puntini: questo video che guardav spessissimo quando ho cominciato ad ascoltare gli Arcade Fire, che si chiamava “Neon Bible in a Elevator” e c’erano tutti loro stretti dentro un ascensore a suonare la canzone che dà  il titolo a questo album.
Cosa voglio dire? Semplicemente, che spesso le immagini parlano meglio delle parole, soprattutto quando si tratta dele mie parole, e dentro a queste forme e a questi colori c’è sintetizzata l’intera poetica di Win Butler. Un immaginario emotivo fondato sui contrasti, in cui convivono epicità  ed intimità , urgenza e delicatezza. Come una bibbia al neon su sfondo nero che ti fa pensare ad una cerimonia, alla sacralità  del rito ma, contemporaneamente, rievoca la confusione ed il senso inebriante della vita notturna. Come una piccola orchestra stretta dentro un ascensore; tutto si espande e tutto ti si stringe addosso.
Questo concetto di base si declina in varie forme nella discografia degli Arcade Fire; a partire dalla purezza, il dolore e la violenza di “Funeral”, per giungere, in conclusione al pianto di gioia e coriandoli di “Reflektor”.
“Neon Bible” sta nel mezzo (con “The Suburbs”) ed oggi compie dieci anni.

Se non lo aveste capito dalle parole qui sopra, provo un profondo amore per la musica degli Arcade Fire: probabilmente sono la mia band preferita nella misura in cui la preferenza per una band si deduce dalla facilità  con la quale ci si riesce ad emozionare ascoltandone un brano. Io quando ascolto qualcosa di loro sto sempre sull’orlo delle lacrime. E questa è la prima volta che mi trovo a scrivere su di loro ed è così rassicurante e spaventoso (sempre per la storia dei contrasti qui sopra).
L’idea che ho in testa è quella di provare a dare un’immagine concreta di quell’altaltena emotiva che si prova in quei quattro minuti di meida di un loro brano, servendomi di questo anniversario e di questi brani.
Prendiamo “Intervention”, che si apre con un colpo secco di organo, e con un canta cerimoniale, ripetitivo come un salmo su cui si innestano con delicatezza le percussioni e gli archi. Un brano sacro ma, contemporaneamente, un momento familiare; in altre parole, un canto natalizio che non cita la neve, Santa Claus e neppure il natale stesso. Un crescendo quasi rossiniano (la discografia degli Arcade Fire è un continuo crescendo che si snoda di brano in brano) che trasforma la realtà  con un colpo di spugna. Che finisce sempre così con le canzoni loro e lo dico sempre a tutti quando, polemicamente, mi chiedono cosa ci trovi io di così strabiliante nelle canzoni di questi canadesi: semplicemente il climax emotivo di, quasi, ogni brano è così potente da incidere sulla realtà  in cui sono inserito. Così mi ascolto “Intervention” in un sabato mattina nuvoloso di marzo ed improvvisamente tutto intorno è come se ci fossero le luci di natale ed è sera ed è magico.

Così “No Cars Go”, probabilmente il brano più noto di “Neon Bible” in cui potrei evidenziare tante cose che avranno già  fatto notare in molti come la dolcezza nel dialogo tra le due voci o la luminosità  degli archi e l’insistenza dei fiati, oppure il fatto che tutti quei gruppi che vanno tanto adesso (i vari Of Monsters and Men, Edward Sharpe and Magnetic Zeroes, The Lumineers, che vanno di moda pressapoco per la durata di un paio singoli) stiano basando tutta la loro carriera su una pallida emulazione del perfetto equilibrio di questi sei minuti. Potrei, e fondamentalmente l’ho fatto ma non è questo il punto: più semplicemente, dopo sei anni che la ascolto, questa mattina per la prima volta mi soffermo sulla batteria e penso a quanto sia urgente e rassicurante, potente ed ancora, ripetitivo. E di quanto sia centrale del brano e di quanto io stupidamente non me ne sia mai accorto semplicemente perchè ero preso.
Ed ancora, i giochi di luce ed ombre, come nella copertina, si ripetono nella luminosità  accecante di “Keep the Car Running”, nell’ombra crepuscolare ed intima di “Neon Bible”, nel buio sepolcrale di “My Body is a Cage”. Come uno spettro, dalle tinte blu alle tinte rosse.
Ed è tutto qua, veramente tutto. Ed il contrario di tutto.
La poetica degli Arcade Fire è qualcosa di completo e totalizzante e va ascoltata ripetute volte, per essere capitata a fondo. Non letta e neppure studiata. Semplicemente ascoltata, a cuore aperto, ancora ancora.
E come ho scritto prima tutto parte dall’art-work e tutto si conclude con l’art-work, con l’ultimo particolare che ho volutameente lasciato indietro: quella bibbia, quel fascio di neo, sta al centro ma sta anche sopra tutta. E’ ripetuta: c’era, c’è e ci sarà .
Come l’emotività  di ogni brano degli Arcade Fire, che si ripetete da “Funeral” a “Reflektor”, ogni giorno, in cuffia.

Arcade Fire ““ “Neon Bible”
Data di pubblicazione:
 5 Marzo  2007
Tracce:  11
Durata: 42:30 minuti
Etichetta:  Merge Records
Produttori: Markus Dravs, Arcade Fire

Tracklist:
1. Black Mirror
2. Keep the Car Running
3. Neon Bible
4. Intervention
5. Black Wave/Bad Vibrations
6. Ocean of Noise
7. The Well and the Lighthouse
8. (Antichrist Television Blues)
9. Windowsill
10. No Cars Go
11. My Body Is a Cage