Chi è scaramantico non prende decisioni importanti di venerdì diciassette. Gli Spoon alla sfortuna non credono e proprio quel giorno (in cui di diciassette ce n’erano due tra l’altro) hanno pubblicato “Hot Thoughts”, l’album numero nove. Un ritorno in casa Matador dopo l’esordio “Telephono” (uscito ormai ventuno anni fa e si fa fatica a crederlo). Un bel cambiamento per la band di Britt Daniel, orfana del polistrumentista Eric Harvey che è sempre stato una presenza importante nel sound del quartetto di Austin. Difficile sostituirlo ma gli Spoon ci riescono, abili come sono a raccontare storie curiose in modo obliquo e sinistro (“Break off from everyday / Spend a week in the moment / Take the train to Marrakesh” canta un ispirato Britt Daniel nella sexy “Pink Up”). Immaginate un lurido e fumoso night texano dove si balla e succede di tutto, sottobanco. Ecco è li che gli Spoon t’invitano.

Durante un’intervista concessa a “Exclaim!” Mr. Daniel ha elencato quattro personaggi importanti per la nascita di “Hot Thoughts”: il tastierista Alex Fischel (che aveva già  suonato nei Divine Fits oltre a collaborare a “They Want My Soul” tre anni fa); il produttore Dave Fridmann; il sassofonista Ted Taforo (suoi i sassofoni duellanti in “Us”) e Prince a cui “Hot Thoughts” finisce per essere un sentito omaggio. Ed è anche l’album più accattivante e pop (nel senso buono) mai uscito dalle sapienti mani degli Spoon, che ancora una volta riescono a sorprendere. “First Caress” è un gioiellino elettropop, che brilla di luce propria con Sharon Van Etten ai backing vocals. “WhisperI’lllistentohearit” tesa e nervosa e “Can I Sit Next to You” sembrano fatte apposta per le radio, non quelle mainstream ma poco ci manca. Veramente pochissimo se parliamo di “Tear It Down” scritta insieme a Laura Pergolizzi in arte LP.

A volte sembra quasi di sentire i Maximo Park migliori mixati con gli Ok Go (“Do I Have To Talk You Into It”, “Shotgun”) ma al comando c’è sempre un elegante Britt Daniel e tanto basta. L’album numero nove è l’ennesima benevola stranezza nella carriera degli Spoon. Una band che oggi è capace di passare con invidiabile sicurezza da ballate minimali come “I Ain’t The One” alla sperimentazione quasi jazz di “Us” in poco più di quaranta minuti. “Hot Thoughts” è un’avventura affascinante e gli Spoon un tempo energici, sarcastici eroi indie si riscoprono raffinati playboy del “pop” moderno. Un disco fatto per essere ascoltato qui e ora che probabilmente invecchierà  peggio di “Girls Can Tell” o “Kill The Moonlight” ma che rischia seriamente di portare in regalo agli Spoon quel successo che da tempo meriterebbero.

Credit Foto: Zackery Michael