L’onda indie/cantautoriale romana è sotto i riflettori da ormai parecchio tempo, genesi di un hype insolito nei confronti di pubblico e critica, che hanno visto sbocciare una scena ricca e vivace. Talvolta, però, le sfumature sono simili tra di loro, come nel caso dell’enigmatica, sconosciuta figura di Gazzelle, arrivato negli scorsi mesi ad insediarsi in questo fertile microcosmo. Il suo esordio sembra rappresentare un prolungamento di ciascuna delle storie che quel pop trasandato, ribelle e melanconico dei colleghi intorno alla sfera capitolina hanno portato avanti, investendo su ogni sfaccettatura quel fare non saturato da altri contesti. Ed è stato difficile, sicuramente, trovare una continuità  cercando di rimanere abbastanza originale, trovare una corsia preferenziale per non rischiare di suonare come la fotocopia, il riassunto.

L’artista, di cui conosciamo molto poco, è comparso con il singolo “Zucchero Filato” annunciando che a Marzo sarebbe uscito l’album di debutto, “Superbattito”, senza aggiungere elementi che potessero far comprendere la sostanza narrativa del progetto. Un po’ per questo, un po’ per come la sua opera prima sembra strutturata, la curiosità  in realtà  c’era, ma non sembrava andare oltre le aspettative – di cui sopra – e non sembra, a conti fatti, elemento in grado di spostare le sorti fino in fondo, una volta ascoltato bene il risultato. Otto tracce, tutte molto coerentemente frutto di una sola storia, ma probabilmente poco lo spazio lasciato per farle diventare qualcosa di più maturo, più pronto per affrontare un passo evidente e smarcante. Le intuizioni melodiche e dei testi interessanti non mancano certo in Superattito, la voce a volte trasognante, a volte aggressiva di Gazzelle denota una certa abilità  di poter spaziare ed invadere nuovi territori, ma sembra confinata in un piccolo mondo dentro cui l’album è stato creato, a sua misura, senza possibilità  di affacciarsi oltre la finestra ed attingere ulteriori spunti.

Il rimando a Calcutta e I Cani è storia ormai nota, ma non è tanto l’enfasi creativa della stessa pasta a creare analogie e dèjà  vu, quanto la voglia – in chi ascolta – di scovare punti inediti e congeniali ad un nuovo corso, che in questi brani apparentemente sfuggono, rimanendo nell’ordinario e nel vago. Non c’è dubbio che la stessa storia possa ingranare una o più marce decisive, armarsi di trame più accattivanti, perchè le emozioni ed i colori che la musica sa creare aspettano sempre chi è capace di trovarli al loro posto, ad attendere.