Lasciare la propria terra, partire per un lungo viaggio e ritornare al proprio porto. Non necessariamente casa, ma quel luogo caldo e accogliente che ricorda vagamente l’abbraccio materno e paterno della propria terra, che fa sentire al sicuro. è la storia di Violetta Zironi, giovane cantautrice del nostro stivale, oggi in cerca di se stessa e della propria identità  di cittadina d’Europa, divisa tra Londra, la Germania ed altri angoli del globo. “Half Moon Lane”  è il suo nuovissimo singolo. Violetta mi ha parlato di questo, e molto altro, durante una piacevole chiacchierata di fronte a un caffè, in un uggioso Lunedà­ londinese di inizio Maggio.

“Half Moon Lane è la via in cui vivo a Londra. Ho scritto questa canzone in realtà  abbastanza di recente, forse un paio di mesi fa, ed è un po’ il punto d’arrivo, la conclusione di un anno, l’ultimo, che ho tracorso viaggiando.  Ho girovagato tra Londra, la Germania, la Francia, anche gli Stati Uniti per un mese, dove ho fatto tappa letteralmente on the road. La base, però, è sempre stata Londra, in particolare questa strada nel cuore di Herne Hill. C’è un alberto con le lucine colorante che si spengono ogni sera, puntuali alle 23. C’è il rumoroso mercato della domenica. C’è un pianoforte al centro della stazione dei treni, colorato con dei graffiti e quel signore, un uomo forse abbastanza anziano, vestito da donna. A volte indossa soltanto un bikini e la sua parrucca, e intrattiene i passanti. Half Moon Lane è un posto magico…”

E, come detto, è il porto al quale fare ritorno.
“à‰ vero, perchè rappresenta il punto a cui sono sempre tornata. à‰ un po’ come casa, un luogo che ho nel cuore e dove risiedono esperienze e ricordi. Quando si viaggia, del resto, ci si scontra con persone e culture diverse. Lo ‘shock’, se cosà­ si può chiamare, viene sempre mitigato dal ricordo di casa, o di un luogo sicuro. Nel mio immaginario questa strada della periferia di Londra ha lo stesso calore di Reggio Emilia, la mia città .

Riavvolgiamo il nastro. Quattro anni fa Violetta appariva in TV, niente meno che a X Factor. Molto è cambiato, in tutto questo tempo, compreso il fatto che ora Violetta Zironi è un’artista che ha scelto di ricominciare nel segno del do it yourself.
“Ho iniziato con X Factor quando ero molto giovane. Non mi rendevo conto della situazione, di essere in tv, in questa macchina comunque enorme, che fa gioco forza da cassa di risonanza per qualsiasi cosa tu faccia. Quel che so è che, comunque, avevo le idee chiare, volevo essere me stessa e suonare il mio ukulele. Minacciando di non salire sul palco se non avessero accettato questa condizione. In molti mi hanno anche criticata, ma questa cosa mi ha dato la possibilità  di espormi per ciò che sono davvero, in maniera autentica”.

Però…
“Poi però c’è da dire che X Factor è una macchina mainstream, in cui si vuole provare a costruire un personaggio. Il tentativo di creare un alter-ego pop nel mio caso ha reso le cose più complicate. Ho commesso errori, certo, ma sono contenta di tutto quello che è successo. Sono stata messa di fronte a due strade: fai quello che ti dice la major (Sony Music, n.d.r.) e probabilmente avrai dei riscontri, oppure fai quello che vuoi, a tuo rischio e pericolo. Ho provato a fare di necessità  virtù e arrivare a un punto d’accordo. In realtà  avevo bisogno di conoscere me stessa, di prendermi del tempo per capire chi sono e cosa voglio fare. Ed eccomi qui, dopo diversi anni, riprendere il percorso con una maturità , non solo artistica, certamente diversa”.

Tanto più che ora la direzione sembra sempre più quella di un cantautorato folk che abbraccia l’inglese come lingua principale.
“Ho sempre voluto cantare in inglese. Anzi, diciamo che l’arrivo a X Factor e la mia vocal coach, Rossana Casale, mi hanno aperto un nuovo mondo sulla possibilità  di cantare in italiano, cosa che prima di allora non sapevo fare. Nonostante l’italiano sia una lingua meravigliosa e che al meglio si adatta alla poesia cosà­ come alla canzone, le ultime cose che ho scritto sono tutte in inglese. Forse perchè questa è la lingua che ho parlato più di altre negli ultimi tempi”.

Il folk del resto, è l’influenza che maggiormente risalta all’udito ascoltando “Half Moon Lane” di Violetta Zironi. Quali altri fonti d’ispirazione si celano, dunque, dietro la tua produzione?
“Johnny Cash è stata la prima, vera, fonte d’ispirazione. Mio padre è un musicista blues, quindi diciamo che sono partita da là­, pur passando presto al folk e al country. Sono stata spesso associata dalla critica a Norah Jones. Anche lei è stata una parte importante della mia formazione musicale, fonte d’ispirazione per l’interpretazione e il tono di voce, ma soprattutto per gli arrangiamenti. Il suo primo album, in particolare, è un qualcosa che porto sempre con me. Mi piace la melodia in generale, quella della musica leggera italiana che negli anni ’60 ha fatto la storia e segnato un’epoca, di fatto marchiando anche tutta la produzione successiva, fino ai giorni nostri”.

Finendo a Jack Savoretti, un’artista con il quale Violetta ha collaborato in passato.
“Eh si! – ride – Jack è un amico ed è stato un artista che ha rappresentato una scuola per me, mi ha insegnato moltissimo ed è stato una svolta importante per la mia carriera. Poi anche lui è di origini italiane e ha riconosciuto nel tempo l’importanza di non negare le proprie radici sul palco”.

Cosa c’è nel cassetto di Violetta? Quali i sogni e progetti all’orizzonte, dopo “Half Moon Lane”?
“Come detto, “Half Moon Lane” segna un nuovo inizio, di un percorso che mi portertà  a registrare un EP. Per sostenere questo progetto lancerò presto una campagna di crowdfunding, che mi permetterà  di registrare a Berlino, con un produttore conosciuto di recente e che mi ha aperto gli occhi, dimostrando di aver capito cosa desidero per me stessa e per la mia musica: mischiare tradizione folk e country con le mie origini. Ci saranno quattro o cinque brani, e la produzione verrà  finanziata appunto con questa iniziativa di crowdfunding in cui vorrei raccontare la mia storia. Riavvolgere il nastro e portare con me tutti coloro i quali hanno sempre creduto in me. Fin dall’inizio”.

Incluso il tuo ukulele?
“Lo porterò in studio, certo. Quell’ukulele è diventato un caso, ora è il mio porta fortuna”.

Violetta sorride, sorseggia il suo caffè e posa lo sguardo lontano. Fino ad Half Moon Lane, chissà , oppure fino alla prossima meta. Ancora sfuocata, magari, ma fissa là  sull’orizzonte.