Dale Cooper ha un vestito nero, anche abbastanza anonimo, ed è stato chiamato a Twin Peaks per indagare sul caso di Laura Palmer. La serie di Lynch, tornata da poco sugli schermi, trasuda piccole gemme di tradizione Usa tra gli infiniti caffè, l’agente colpito dallo stupore della città  e altre sensazioni che nascondono realtà  ben più temibili.

Il disco di Andrea Nabel è uscito da Twin Peaks, probabilmente proprio perchè è l’esatto contrario dello stile del regista della serie.

Sia chiaro non c’è nessuna loggia nera, semplicemente un’attitudine a ripescare dalla tradizione per ricostruire tutto meravigliosamente in “Punto e Basta”, disco d’esordio del cantautore pugliese d’origine, ma ora di stanza a Bologna.
Bologna non è semplicemente un crocevia, ma Il Crocevia della musica italiana d’autore, e tutto questo c’è, infatti veramente in ogni pezzo è come trovarsi dinanzi a nuove storie, treni, persone.
Il suo lavoro è un unicum perchè Andrea riesce ad essere classico senza destare quel senso di schifo, noia e paleolitico che si prova ad ascoltare gli imitatori o quelli che dicono “eh ma quando c’era lui” (ovviamente da un punto di vista musicale).

Nei testi, e lo possiamo vedere da brani come “Più di Niente”, c’è estrema semplicità , le parole sono essenziali, niente soluzioni troppo articolate. L’uso della chitarra durante tutto il disco è meraviglioso e mai banale, come un toast che ritrovi per caso sul tavolo al mattino, sempre una continua sorpresa, come ad esempio in “Non Ti Preoccupare”.
Il disco è un luogo d’incontro anche di stili: per usare un paragone poetico è come far incontrare un fumettista, un cantautore con Edgar Allan Poe, Herman Melville o Leopardi. Innovazione e contemporaneo creano un panorama niente male, per essere un disco d’esordio.

“Punto e Basta” è una città , una serie tv, la vostra piazza preferita, il bar dove andate a bere, un non-luogo che ha come base una dimensione soffice e gentile della canzone d’autore. Andrea Nabel è riuscito ad essere contemporaneo, sfruttando la sua capacità  di rendere l’attitudine al cantautorato non un pezzo da museo ma un’arte viva. Anche se molto diverso si aggiunge a quei dischi che nell’anno, vedi Lucio Corsi, Colombre, Giorgio Poi e Andrea Laszlo hanno dato qualcosa in più al panorama italiano. Sicuramente “Punto e Basta” è il più classico tra i vari lavori degli artisti citati. ma non per questo è meno incisivo. Tutto molto bello.