Bentornato, Kip Berman. Atteso dai fans, il quarto album dei The Pains Of Being Pure At Heart è finalmente realtà . Arriva verso la fine dell’estate, rappresentando quell’ideale elemento di compagnia per giornate più corte, in cui l’ebbrezza estiva svanisce gradualmente, lasciando la scena a momenti più malinconici e densi di rimpianto per le lunghe giornate di spensieratezza ormai inevitabilmente alle spalle. A prescindere dal momento dell’anno, “The Echo Of Pleasure” sembra essere intriso di una pace dei sensi che si sposa alla perfezione con la delicatezza delle sue melodie e di arrangiamenti tipicamente marchiati Pains Of Being, pur con quella maturità  che ci si aspetta dopo una decina d’anni di produzione.

Il tempo passa inesorabile, non c’è molto che si possa fare a riguardo. Kip ne è al corrente e ““ ora felice genitore ““ sceglie di dare un seguito al suo “Days Of Abandon” (2014) con una presa di coscienza che non ha molto senso scrivere musica che non sia rispondente all’immagine di un uomo più maturo e con diverse priorità  nella vita. Senza dimenticare quell lungo, forse infinito, processo di crescita e apprendimento al quale ogni essere umano è ““ per forza di cose ““ assoggettato. Ecco dunque nove tracce colme di momenti speciali, indie pop godibile e tocchi di shoegaze e dream-pop che vi terranno compagnia per una quarantina di minuti.

Cominciamo dal principio. “My Only”, l’ultimo singolo fatto uscire prima della release ufficiale, è un po’ come l’inizio di un viaggio che porterà  l’ascoltatore a spasso tra i paesaggi firmati The Pains al giorno d’oggi. à‰ una canzone d’amore, che ricorda senza dubbio la dimensione più sdolcinata dei Jesus And Mary Chain, nonostante si distingua per un carattere e una personalità  intrisi di synths, linee di chitarra e una complementare sezione ritmica. La prima parte del disco, quindi, scorre via senza patemi, con gli altri singoli”Anymore” e “When I Dance With You” (un’altra dichiarazione d’amore, alla moglie).

La spina dorsale di “The Echo Of Pleasure”, come detto, riflette i sentimenti di un Kip Berman più maturo e disilluso. Questo disco, – ha spiegato l’autore ““ suona per me come una quasi simmetria dell’amore. à‰ un flusso continuo e ininterrotto, che si modifica nel tempo ed è quindi in divenire. Proprio come quando due persone si incontrano, imparano a conoscersi e ad amarsi. à‰ un continuo chiedere e rispondere.

Tra le alter, anche “Falling Apart So Slow” e “So True”, dal carattere più danzereccio, meritano una menzione particolare. Mentre in chiusura, “Stay” suona come una promessa e un’altra dichiarazione speciale fatta dal cantautore alle persone amate. Note di piano emergono di pari passo con una sezione di archi e l’acustica, mentre Berman canta Could this be end of an endless night?. Il tutto suona un po’ come un testamento, a corroborare le parole del frontman proprio ad anticipare l’uscita di questo quarto lavoro in studio. Kip ha affermato di non sapere cosa lo attende. Sicuramente non un nuovo impegno con il suo progetto The Pains Of Being Pure At Heart. Non nell’immediato.

Ecco perchè questo “The Echo Of Pleasure” potrebbe (uso il condizionale) anche essere l’ultimo della serie. Alla fin fine, quando si tratta di ridefinire le proprie priorità , l’essere genitore ha sicuramente un peso specifico maggiore, rispetto a una carriera di musicista che ha già  fatto registrare successi importanti.