Gli Horrors tornano con il loro quinto album in studio dopo il bel Luminous del 2014, e lo fanno con “V”, un LP che spazia su sonorità  decisamente più elettroniche, di cui alcune più gentili e altre molto più acide.

La band britannica si è affidata al produttore Paul Epworth, che ha lavorato – tra gli altri – anche per Sir McCartney, U2, Coldplay, Adele e London Grammar, sfornando anche questa volta un prodotto di altissima qualità  che cresce molto nella seconda parte, toccando punti altissimi.
La differenza con il sound del passato è marcata e decisa sin dalle prime note di “Hologram” la traccia d’apetura, dal sapore leggermente disturbante. In linea anche “Press Enter to Exit”, che tira su veri e propri muri di synth e chitarre distorte e soprattutto sul finale si apre in una coda psichedelica.

Durante l’ascolto dell’album si sente un forte retrogusto cyberpunk: anche nel bel singolo “Machine” che, nonostante qualche noise di troppo, risulta lanciato nella struttura e nelle liriche di critica sull’uomo-macchina tutto social e hi-tech. Il passo è svelto e rallenta considerevolmente se si prosegue nell’ascolto di “Ghost”, di cui si apprezza la coda ipnotica.
“Point Of No Reply” è senza dubbio uno dei brani più belli, più digeribile ma non per questo sprovvisto di quei suoni acidi che contraddistinguono tutto il disco. Breve, coinvolgente, pulsante ma anche arioso nei punti giusti, è lo spartiacque dell’album, posto al centro della tracklist e apripista della parte migliore che culmina con la traccia conclusiva: prima con il singolo “Weighed Down”, molto vicino al sound del precedente Luminous, poi con la ballata non banale Gathering, dove anche le chitarre acustiche suonano in modo originale e la melodia può finalmente essere premiata. Infine sembra quasi di sentire del mellotron nella coda cinematica.

“World Below” riporta su il ritmo e “It’s a Good Life” lo riabbassa, ma sempre con alta qualità  e coerenza nel sound che ha reso grande la band e che ora si sta spostando addirittura nella zona del post rock. Uno dei migliori punti del disco.

Il viaggio si conclude con il singolo “Something to Remember Me By”, carico, lirico e irresistibile anche per i meno convinti. Strokes? No, Horrors, e finalmente sono tornati.