Conosciuto sopratutto per essere il chitarrista degli svedesi Makthaverskan (ma anche dei Westkust), il nostro Guggi (per la precisione Gustav Data Andersson) ora “balla da solo”: molla la band e prova a muovere i suoi passi da solista.

Con un titolo come “Pop/Rock” Guggi vuole già  restringere il suo campo d’azione, avvertendoci di quali saranno le sue intenzioni, quello che però che non ci dice fin dall’incipit è quali saranno i suoni in questo suo ottimo esordio. Bene, la via scelta dal giovanotto scandinavo è quella di un noise-power-pop, che riprende quella fantastica tradizione melodica non solo della sua terra d’origine ma anche delle band stesse in cui ha militato. Così tra C86, jangle-pop, fragoroso indie-guitar-pop e studiati rallentamenti zuccherosi, non c’è un ritornello che non faccia un centro perfetto.

Sia subito chiaro, il buon Guggi non sarà  un cantante eccelso eppure ce la mette tutta a veicolare anche buona intensità  vocale, modulando la voce in più di un occasione con toni gentili e lirici senza risultare pacchiano in questo suo debutto che viaggia magnificamente bene dal punto di vista sonoro. Montagne russe guitar-pop, con il cuore che batte a mille con il ritmo pimpante di “Baby”, la super-sonica “Kickback” che richiama i primissimi Teenage Fanclub e l’emozionante “Descending” che satura magnificamente l’aria, ma che sa anche farci rifiatare e conquistarci con gli sguardi dolci di “All There Is” e il jangle dagli angoli deliziosamente smussati (quasi “morrisseyano” qui Guggi) di “Time In Me”. Il nostro è così in palla, che trova anche l’equilibrio esatto quando mescola le due componenti alla perfezione come in “Recall” o abbraccia profumi più dream-pop (“Solar Flare”): come a dire che, almeno per questo giro di giostra, il campione assoluto è Guggi Data e il trono di “re del pop/rock” è conquistato meritatamente.