Corre l’anno 1998 quando Charlyn Marshall, cantautrice statunitense meglio nota con lo pseudonimo di Cat Power, dà  alla luce “Moon Pix”, magnum opus concepito in una casa del South Carolina e pubblicato dalla Matador. Una notte, racconta la Marshall in un’intervista del 2012, il diavolo, in sogno, le fa visita. Quella notte Charlyn comincia a scrivere alcune canzoni nel tempo in cui milioni di spiriti cercano di entrare nella casa, battendo contro le finestre. Quelle canzoni sarebbero poi diventate “Moon Pix”.

Julien Baker, nativa di Memphis, classe 1995, è una studentessa presso la Middle Tennessee State Universiy quando comincia a scrivere canzoni che condivide con alcuni suoi amici. Il resto è storia: l’etichetta indipendente 6131 Records scopre questi brani e nell’ottobre 2015 Julien, allora diciannovenne, pubblica il suo primo disco, “Sprained Ankle”. Ne esce una confessione dolorosa e lucida, che parla di dipendenza, dall’alcool e della droga, di suicidio e di Dio. Una collezione di sad-songs, di grande peso nella loro immediatezza.

“Turn Out The Lights”, il suo secondo album, riparte da qui. Julien approda alla Matador, gloriosa label della musica indie. Gli arrangiamenti diventano più sofisticati: in aggiunta alla chitarra elettrica, la Baker si avvale del pianoforte, del violino (suonato da Camille Faulkner), e della collaborazione degli amici Matthew Gilliam (con lei già  nei Forrister) e Cameron Baucher (dei Sorority Noise). Eppure quella sensazione di violazione, di oltraggio di una vita, si ripresenta: Julien è guarita solo in parte, lasciandosi alle spalle alcool e droga. Ha raggiunto una serenità  dissimulata, come quella che canta in “Appointments”, seconda traccia del disco, che riparte lì dove “Rejoice”, in chiusura di “Sprained Ankle”, ne sanciva la resa, la lucida accettazione di non saper contenere il bene (Give me everything good, and i’ll throw it away). Passati alcuni anni Julien ha una conoscenza superiore dello stato delle cose, sa quindi che l’illusione di poter stare meglio può diventare una speranza (Maybe it’s all gonna turn out all right/And I know that it’s not/But I have to believe that it is). Deve fare i conti, però, con la depressione ““ ce lo racconta nella title track ““, quel buco che non vuole sistemarsi (There’s a hole in the drywall/Still not fixed), certa che nessun altro può interporsi perchè, alla fine, si muore soli (There’s no one left between myself and me). è un processo di autodistruzione (“Televangelist”), proprio di chi deve fare i conti con la malattia. In “Everything That Helps You Sleep”, piano-ballad con violino in coda, Julien invoca Dio, epicentro della sua vita ““ presenza costante, malgrado la separazione dei genitori, anche quando la Baker, a diciassette anni, fa coming out e il padre le legge alcuni passaggi della Bibbia che parlano di un dio che sa amare e che sa accettare. Julien, come Giobbe (“Happy to Be There”), si sente messa alla prova (I heard there’s a fix for everything/Then why/Then why/Then why not me?), al punto che la continua introspezione la porta sempre più giù. «The harder I swim, the faster I sink », canta in “Sour Breath”, lì dove la chitarra incontra il pianoforte.
Quello che sopraggiunge nel finale non può dirsi un vero e proprio cambiamento. C’è però il desiderio di non restare più sola (“Hurt Less”), di chiedere aiuto perchè quel buco, la depressione, ha bisogno di un’altra esistenza per essere colmato (I can’t be fixed, so help me). “Claws in Your Back”, la traccia finale, è il traguardo verso una nuova consapevolezza: Julien accetta la condizione della sua malattia, e sa di poter amare la parte malata di un’altra persona (I think i can love/The sickness you made), in una dinamica quasi cronenberghiana.

In “Turn Out the Lights” la Baker modula quasi ogni singola canzone attraverso una costruzione vocale che si ripete: la voce entra sommessa, lieve, poi incalza e spinge nella parte finale.Un vezzo costante, e in qualche modo prevedibile; ma il solo che una ragazza di ventidue anni ha per esorcizzare i propri demoni. Indubbia è la grandezza con cui Julien convive e cerca il confronto con i suoi fantasmi, trasformando quel vuoto, forse incolmabile, in musica. Lo stesso vuoto che avvertì quella notte Charlyn Marshall, in una casa del South Carolina.

Credit Foto: Nolan Knight