Quali sono i 10 dischi che porteresti con te su un’isola deserta?
Rivolgiamo la domanda, da sempre grande classico di tutti i ‘musicofili’, ai personaggi, artisti ma anche preziosi addetti ai lavori, che più apprezziamo in ambito musicale (e non solo).

Marco Obertini, è un nome decisamente noto in tutto il Nord Italia e non solo per gli appassionati di musica indie bresciani. I suoi dj set in locali storici come l’Hexò, il Donne & Motori o il Lio Bar,   per non parlare della sua attività  come dj radiofonico a Radio Onda D’urto e Radio Brescia Popolare sono solo una parte di un curriculum pazzesco, che ora comprende anche la gestione (insieme a Ercole Gentile) dell’ Associazione Culturale VOLUMEUp, nata per promuovere e fare emergere band e musicisti a livello nazionale. L’ “agitatore” bresciano ha risposto alla nostra chiamata e ci confessa quali dischi porterebbe con se su di un’ isola deserta…

The Smiths ““ Hatful of Hollow

Le insicurezze di un teenager ad inizio anni 80 incontrano le parole di Morissey e la musica di Marr e, dopo avere ascoltato “William It Was Really Nothing”, capisci di non essere più solo. Gli Smiths sono stati il mio grande amore musicale insieme ai Beatles e non a caso la mia prima trasmissione radiofonica a Radio Brescia Popolare si chiamava “Hand In Glove“.

Nick Drake ““ Bryter Later

La poesia, ascoltare “Northern Sky” alle 3 del mattino, leggere i testi di Drake e piangere per l’emozione…

Kinks ““ Village Green Preservation Society

La leggerezza. Il disco (brit) pop per eccellenza , quando attacca la voce di Davies, non hai più peso specifico, cominci a volare…

My Bloody Valentine ““ Loveless

I MBV sono i maestri indiscussi della fusione tra melodia e rumore, un’alchimia di suoni che non riesce a molti.

Stereolab ““ Empereor Tomato Ketchup

Dirty French Kiss , un wall of sound di pop mid-sixties francese, metronomica tedesca e noise, la mia band preferita degli anni 90. Li ho visti live praticamente tutte le volte che sono venuti in Italia.

Pixies ““ Doolittle

L’energia. Le chitarre che sibilano, la voce dilaniante di Francis in “Debaser” e poi quegli incredibili giri di basso. Che sia ben chiaro, i Pixies senza Kim Deal non sono i Pixies.

Pulp ““ Separations

La tradizione degli chansonnier francesi incontra l’elettronica industriale di Sheffield ed il maestro di cerimonia si chiama Jarvis Cocker. Insieme a “This Is Hardcore” i Pulp che preferisco.

New Order ““ Power Corruption & Lies

“Your Silent Face” è il mio brano preferito dei New Order, pura poesia decadente…

Red House Painters ““ Red House Painters I

Ho acquistato questo disco nel 93 quando trasmettevo a Radio Onda D’Urto, mi ricordo della voce evocativa di Kozelek dell’incedere della sua chitarra lento e minimale, è stato amore a primo ascolto. “Mistress” diventò subito uno dei brani più programmati in trasmissione.

Elliott Smith ““ Either /Or

Sono sempre stato attratto dai songwriters problematici e malinconici, piuttosto che da quelli “maledetti”o da quelli “cool”. Le canzoni di Elliott Smith, sono fatte di amore e di sofferenza, due componenti molto umane da cui volente o nolente non riesco a prescindere nella musica come nella vita.