Il 2018 ci porta direttamente negli Stati Uniti d’America per il debut degli Starcrawler, band giovanissima composta dalla cantante Arrow De Wilde che incontra proprio tra i banchi di scuola il chitarrista diciasettenne (tuttora all’ultimo anno di college) Henri Cash, completando successivamente la formazione con Tim Franco al basso e Austin Smith alla batteria.
L’album omonimo registrato in analogico e prodotto proprio da Ryan Adams, comprende 10 tracce ed è uscito il 19 Gennaio di quest’anno tramite Rough Trade, il tutto dopo una lunga attesa stuzzicata in precedenza dai singoli “Pussy Tower”, “Train”, “I Love LA”.

E anche noi amiamo molto LA, visto che è proprio nel 2015 a Los Angeles che nasce tutto per gli Starcrawler in un misto tra Rock’n Roll e contaminazioni Post Punk che, assieme a quel pizzico di Grunge anni 90′, non guastano mai e danno quel tocco grezzo e necessario che tanto ci piace in un’era ormai invasa dalla patinatura precisina dei suoni digitali. Proprio così, perchè questi quattro giovanissimi ragazzi sanno proprio come far drizzare le orecchie anche ai più navigati “‘Rock’n Roll-addicted’ che non si accontentano di qualche riff dal sapore già  sentito.
La componente rock anni 70′ è morto forte, presente sì nel songwriting come nelle sonorità  stesse, un tuffo nel passato che a tratti ricorda insieme Rolling Stones, Stooges ma anche contemporaneamente Nirvana e Black Sabbath, come nella traccia “Chicken Woman” che ci riporta inevitabilmente a rivivere il primo Doom anni 70′.
La musica degli Starcrawler è un’esplosione di energia incontenibile, imbronciata e in posa, condita da quella componente melodica accattivante che fa veramente la differenza e che ha portato in prima linea, e sotto i riflettori, band emergenti contemporanee come Inheaven, Drenge, Estrons e Pretty Vicious. Un carisma fuori dal comune, una band amalgamata alla perfezione che sa fare bene il proprio mestiere e che, se si pensa all’età  dei quattro, risulta quasi spiazzante.
E che dire della Leader Arrow De Wilde, una Dea stile anni 70′ che all’anagrafe ha compiuto solamente il diciottesimo anno di età , ma che si muove sul palco come una tigre da palcoscenico impazzita alla pari di molte sue “‘colleghe’ con qualche anno di gavetta in più. Questa ragazza, che ha finito solamente l’anno scorso le scuole superiori, passa gli spettacoli sputandosi sul corpo sangue finto e scuotendo i lunghi capelli una volta biondi e cotonati ora purpurei, mentre le frange svolazzanti della sua giacca fluttuano nell’aria satura di Rock’n Roll.
Il potenziale di questa giovane band è veramente molto alto. Brani dal titolo provocante come “Pussy Tower” richiamano il più classico Rock’n Roll in un giro blues tra distorsioni gracchianti e sature di fuzz condite dalla voce della cantante che oscilla nella scala cromatica simulando un allegro orgasmo tra i versi “Head, I want it every day / Oh head, it never fails to pay” e rendendo il brano di appena 2 minuti molto intenso quanto rapido ed indolore.

E se il disco ha una lunghezza totale di solo 30 minuti, allo stesso tempo mette subito le cose in chiaro facendo partire a bomba questo 2018 con una delle band, a mio avviso, più Rock’n Roll ed interessanti del genere. Non fatevi scappare questo album dunque, potrebbe essere un peccato non prenderli in considerazione, e chiedo venia se ho utilizzato spesso il termine Rock’n Roll, ma qui ce n’è veramente tantissimo.
Promossi con ottimi voti.