Sono le otto di sera e a Milano piove, da tutto il giorno. Entro in un Alcatraz già  abbastanza pieno, mentre suonano gli Half Waif, trio di Brooklyn dagli accenti elettronici di cui mi colpisce soprattutto l’equilibrio sonoro, l’eleganza melodica che ha alcuni tratti in comune con il folk che ci attende questa sera. Dopo una mezz’ora abbondante di cambio palco, entra Sam Beam con la sua band di quattro musicisti: contrabbasso, batteria, pianoforte elettrico, violoncello. L’apertura, come in tutto questo tour, è affidata alla toccante “The Trapeze Swinger”, scritta su commissione nel 2004 per il film “In Good Company” e subito diventata uno dei brani preferiti dai fan di Iron & Wine. Ma i suoi quasi otto minuti non sono che l’antipasto di un concerto che ha molto da offrire e che lascia molto spazio all’improvvisazione negli arrangiamenti come nelle melodie. Rispetto ai suoi tour precedenti, questo è sicuramente quello che vira di più sul jazz, complice un quartetto di musicisti eccezionali che giocano sulle ritmiche, sul pizzicato del violoncello, moltissimo sui cori, forse fin troppo in risalto nel mix.

Sono i pezzi di “Beast Epic” a farla da padrone, nonchè quelli che si sposano meglio a questa formazione, ma sono altrove le vere sorprese. Dall’esecuzione di quella “Lion’s Mane”, brano di apertura del suo primissimo disco nel 2002, a una versione stravolta e riuscitissima di “Boy with a Coin” che sopperisce alla mancanza della ricca orchestra di “The Shepherd’s Dog” con cori, melodie del violoncello e una stupenda parte di pianoforte. Passando come di consueto da un intermezzo centrale dove Sam rimane solo con la sua chitarra acustica, la band rientra per una versione tiratissima di “Grace for Saints and Ramblers” (dal recente “Ghost on Ghost”) che introduce alla parte più elettrica del concerto, fino all’apice di “Woman King” dove il violoncello passa da un distorsore e si prende il compito degli assoli. Infine un altro cerchio che si chiude, l’ultimo bis ci riporta alle atmosfere soffici e malinconiche del brano di apertura, con una cover da pelle d’oca di “Fade Into You” dei Mazzy Star.

Sam dall’inizio alla fine è sempre a suo agio, sereno anche quando intona metafore di sorelle gelose che cantano sulla sua tomba (“House by the Sea”), sincero nel ripetere forse dieci volte “You guys are a lot of fun!”. Complimentandosi con il pubblico così educato e silenzioso, ma anche così amichevole: “è incredibile dopo aver attraversato un oceano, e tutti quegli altri paesi europei noiosi, trovare una stanza piena di nuovi amici”. Sembra eccessivo, ma quando promette di tornare presto e una persona dalle prime file gli urla “I’m coming for you!”, facendolo scoppiare a ridere, beh forse in fondo ha ragione lui. Ancora una volta.

Video della serata:

Photo Credit: lleuger, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons