Per alcuni artisti è sufficiente una minuscola scintilla di creatività  per tirarsi fuori dal pantano della mancanza di ispirazione. A Erykah Badu ““ che nel brano “”…& On” (dall’album “Mama’s Gun” del 2000) si definiva “una ragazza analogica in un mondo digitale” ““ è bastato aprirsi al meraviglioso universo delle nuove tecnologie per ritrovare la voglia di fare musica dopo la parziale delusione di “Worldwide Underground” nel 2003. Galeotto fu un regalo natalizio da parte di Ahmir “Questlove” Thompson, il batterista dei Roots: un computer con il quale registrare in totale autonomia, nella sua casa di Dallas, scampoli di canzoni e idee da far confluire in un nuovo lavoro. Le basi di “New Amerykah Part One (4th World War)” sono state gettate proprio in questa maniera, con la preziosa consulenza via chat di importanti produttori hip hop come il già  citato Thompson, 9th Wonder, Madlib e J Dilla, il geniale rapper di Detroit scomparso nel febbraio 2006, esattamente due anni prima dell’uscita dell’album.

Da un processo creativo del genere non poteva non nascere un’opera estremamente personale, sfaccettata come il carattere della sua autrice. In un periodo in cui imperversava il retro-soul di cantanti bianche quali Amy Winehouse, Joss Stone e Duffy, toccò a Erykah Badu infondere nuova linfa a quell’immenso calderone di generi, stili e ritmi noto con il nome di black music. Circondata da uno stuolo di collaboratori e produttori di primissimo livello ““ tra i quali Thundercat, Bilal, Omar Rodrà­guez-López e Georgia Anne Muldrow ““ nei dieci brani di “New Amerykah Part One (4th World War)” Erykah Badu si diverte a tessere un vero e proprio patchwork sonoro composto da brandelli di hip hop, neo soul, funk, jazz, elettronica, psichedelia e progressive. Il disco è talmente ricco e denso da essere presentato sotto forma di concept, con tanto di introduzione (il funk stile blaxploitation di “Amerykahn Promise”) e chiusura nella quale, oltre ad annunciare la ghost track “Honey” (paradossalmente scelta come singolo di lancio), Erykah Badu anticipa il titolo dell’album seguente pubblicato solo due anni più tardi, il meno coraggioso ma altrettanto riuscito “New Amerykah Part Two (Return of the Ankh)”. All’interno di queste due parentesi si combatte, a colpi di loop, sample e leggere dissonanze, la “quarta guerra mondiale” profetizzata nel titolo: si tratta dell’eterna lotta per i diritti civili degli afroamericani, raccontata in maniera più o meno criptica da una Badu mai così impegnata dal punto di vista politico e sociale. La cantante si addentra nel lato oscuro dell’America ““ le violenze della polizia, la criminalità , la droga ““ con lo spirito di un’indomita guerriera urbana, a suo agio sia negli episodi più cupi e sperimentali (“The Cell”, “Twinkle”), sia in quelli più melodici e vicini allo stile soul degli album precedenti (“Soldier”, “That Hump”). C’è spazio anche per attimi di intimità  e introspezione, come il sincero omaggio alla cultura hip hop in “The Healer” (“più importante della religione, più importante del governo”) e soprattutto il commovente tributo al compianto J Dilla in “Telephone”, un capolavoro dalle tinte jazz che rappresenta uno dei vertici della carriera di Erykah Badu.

A distanza di dieci anni dalla sua pubblicazione, “New Amerykah Part One (4th World War)” è un album ancora fresco e al passo con i tempi; buona parte delle idee e degli spunti sviluppati in queste dieci tracce da Erykah Badu e dai suoi collaboratori sono stati recuperati e fatti propri da praticamente tutti i protagonisti della moderna scena black, tra i quali spiccano Robert Glasper, The Internet e la superstar Kendrick Lamar. La speranza di risentirla presto a questi livelli resta ancora alta, nonostante alcune recenti dichiarazioni ““ in un’intervista rilasciata all’inizio dell’anno a “Vulture” ha affermato di aver visto “qualcosa di buono in Adolf Hitler” ““ siano a dir poco esplicite sull’attuale stato di confusione dell’artista.

Erykah Badu ““ “New Amerykah Part One (4th World War)”
Data di pubblicazione:  26 febbraio 2008
Tracce:  10
Lunghezza:  58:52
Etichetta:  Universal Motown
Produttori:  9th Wonder, Madlib, Georgia Anne Muldrow, Karriem Riggins, Sa-Ra,  Ahmir “Questlove” Thompson

1. Amerykahn Promise
2. The Healer
3. Me
4. My People
5. Soldier
6. The Cell
7. Twinkle
8. Master Teacher
9. That Hump
10. Telephone