Saranno anche quotati, avranno le pagine dei giornali, avranno recensioni, avranno lodi, faranno un sacco di tour e date sold out…ma la personalità  è letteralmente scomparsa. Nel patto con il diavolo che i Pale Waves hanno fatto con i The 1975, hanno guadagnato in fama e visibilità  ma hanno perso drammaticamente in qualità . Se poi il loro scopo era diventare una band clone dei 1975 con voce femminile, beh, allora questo è un altro discorso, ma ascoltando   i primi singoli della carriera, ovvero “The Tide” e “Heavenly”, il messaggio non era certo quello.

Sta di fatto che i Pale Waves di Manchester, prima di questo EP, ci dicono ben poco: le chitarre, gli stacchi, il modo di cantare è ricalcato e strutturato sul modello della band di Matt Healy (che ha pure prodotto alcuni loro singoli). Il nuovo EP, che vede alla produzione Jonathan Gilmore, cerca in minimissima parte di smarcarsi dall’influenza (nefasta) di Matt e soci, ma alla fine l’aria che si respira è sempre quella (un pezzo come “My Obsession”, seppur piacevole, è quasi imbarazzante nel voler ricalcare pedissequamente la strada e lo stile dei 1975).
Lasciamo stare puttanate (si, proprio questo termine) tipo “gothic-pop”, come si legge da qualche parte: non è che una band diventa gotica solo se la cantante si concia come Morticia Addams, abbondando di trucco nero. Qui siamo di fronte a un indie-pop caratterizzato da qualche richiamo anni ’80 e con i synth che la fanno da padrone. Ritornelli ben strutturati, ma aria fin troppo patinata. Anche i primissimi singoli che ho citato sopra sono ripresi, ma cambiati rispetto alla precedente versione (“Heavenly” resta comunque il brano migliore dei 4 presenti, poco da dire) e filtrati attraverso l’ottica attuale della band.

Anche in questi 4 brani la band ci da ben pochi spunti positivi, ma la stampa inglese non smette di venerali e, a questo punto, che se la godano e speriamo in qualche positiva sorpresa nel futuro.