E’ uno scrigno d’incantevoli segreti quello che ci troviamo fra le mani con il secondo album dei Lake Ruth. Hewson Chen, Matt Schulz e Allison Brice hanno una padronanza assoluta di una materia musicale cangiante e preziosa che, fra le loro mani, assume forme sublimi.

Un pop retrò che esce dalla sezione “chamber” e guarda senza paura allo sperimentalismo e al futuro, come se i Cardigans se la spassassero con gli Stereolab, così, tanto per fare un accostamento tutt’altro che forzato. Allison è semplicemente magnifica, ha una voce così carezzevole che ci potremmo perdere dentro di lei senza nemmeno accorgercene, ma i suoi compagni di viaggio la mettono in grado di valorizzarla, poco ma sicuro. Il bello è che poi pure i testi hanno un sottofondo letterario (storico e fantascientifico) che si dimostra tutt’altro che banale o sorvolabile.

Ha una capacità  più unica che rara questa band di tenerci inchiodati all’ascolto e se la sirena Allison fa il suo dovere, beh, ditemi voi come resistere alle suggestioni che si aprono tanto agli anni ’60 e ai Saint Etienne, passando per morbida e melodica popedelia e impulsi ritmici quasi krautrock. “One Of Your Own” è caramella pop di una dolcezza assoluta, suggestioni noir per “Under The Waning Moon” e una camminata tre metri sopra il cielo per “VV” che ci tiene davvero, magnificamente, in sospensione.

Tantissimi spunti, tantissimi colori (non solo tenui) e una vitalità  che ci emoziona. Disco da amare.