di Nicola Perina

I Pianos Become The Teeth proseguono la parabola intrapresa quattro anni fa con “Keep You”, segnando definitivamente il loro cammino verso quella che ormai non è più una dimensione puramente post hc, ma un mondo incatalogabile da loro disegnato, in cui l’amore e la speranza stanno illuminando l’oscurità  che si stanno lasciando alle spalle.

Quattro anni in cui la vita del frontman Kyle Durfey è stata trasformata da eventi come il matrimonio e il diventare padre, anche la sua voce sembra aver definitivamente cambiato direzione perchè adesso sembrano lontanissimi i tempi degli esordi screamo, ne è la dimostrazione il suo falsetto nell’opener “Fake Lighting” in cui anche le sezioni ritmiche si prendono ciò che è loro, grazie a parti più diversificate in cui avremo non solo un accompagnamento ma una batteria che detta le regole del gioco. Mi sembra di vederlo sorridere Kyle, mentre scrive versi come “No better view, I love the new painted charisma” e si scrolla di dosso i tormenti, in una sorta di rincorsa alla felicità  che ben si abbina al ritmo incalzante di “Charisma”. Sì perchè “Wait For Love” apre le porte proprio alla felicità  come Kyle Durfey ha fatto con la propria esistenza, ma è attraverso il calvario che si ottiene la salvezza, e lo sa bene Kyle quando nel finale di “Bitter Red” acclama più volte “Mercy now, Mercy now / Blood” in uno dei momenti più belli e toccanti del disco in cui le chitarre lasciano andare lunghi accordi e i toni diventano quasi spirituali.

Se la scrittura e i sentimenti di Kyle Durfey sono stati slegati dai nodi che lo opprimevano, ecco che anche il sound dei Pianos attua la propria metamorfosi per ritrovare pace nei lunghi riverberi di “Dry Spells” e nei giochi onirici di “Bay Of Dreams”, e, ripercorrendo i passi tracciati in “Keep You” ma in chiave post rock, lascia spesso le chitarre respirare in accordi pulitissimi alternando portentose esplosioni di scuola Mogwai come in “Forever Sound”. è la stessa vulnerabilità  che ha ferito i sentimenti di Kyle Durfey quella che invece, dentro “Wait For Love”, lascia trasparire l’amore e il bisogno di adorare la bellezza che lo circondano: la relazione con sua moglie e i figli, i luoghi visitati e la lezione di vita appresa diventano il punto chiave del suo mutamento e di queste canzoni, che sostanzialmente è d’amore che parlano, anche carnale ma nel senso più metafisico del termine. In “Manila” i Pianos dispiegano le ali in un crescendo lodevole di emozioni, in un cui la scrittura di Kyle Durfey rimette insieme tutti gli elementi sopracitati e si lascia travolgere completamente dalle sue emozioni “You’re untouchable, stunning / And I’m drowning in this sea“; proprio quando crediamo che i ragazzi del Minnesota abbiano dato il meglio, è con la chiusura “Blue” che capiamo quanto abbiano preso sul serio la loro ricerca del bene e dell’amore, come seriamente raccontavano morte e perdita in passato, e come un figlio sia una nuova vita reale da comprendere e amare profondamente anche nelle cose più piccole. “Blue” è decisamente una dichiarazione d’amore, e non posso evitare di citarne un’intera strofa per farvelo capire ” Would you believe it? / Family man now / It’s about time / His first years, his first snow, it’s perfect / Yeah it’s beautiful when he talks to you / He’s sleeping in your room, go meet him / Keep him warm tonight“.

Questo è il punto di arrivo e partenza attraverso la quale i Pianos potranno fare ancora molta strada.