“L’amore e La Violenza volume II” è la sintassi perfetta di quello che dovrebbe essere la musica pop oggi.
I Baustelle riprendono il viaggio su amore e violenza con un disco estremamente complesso dove però al centro ci sono questi due elementi tanto semplici quanto imperscrutabili. Due luoghi letterari in cui è impossibile non rimanere impigliati almeno una/due volte nel corso di una carriera lunga e variegata come la loro.
L’album, come il suo predecessore, ci fa apprezzare parti strumentali elettroniche e testi che cantano l’amore come un sentimento complesso ma allo stesso tempo di tutti, necessario anche nei sui dolori più forti e atroci.
Le melodie sono puntuali, ma allo stesso tempo hanno la capacità  di essere disturbanti nella loro complessità , e estremamente violente. La varietà  sonora dei brani si esprime in una geometria commovente di toni cupi e atmosfere posate e eleganti; il loro pop da camera d’albergo è un esatto esempio di amore e violenza, sociale e personale.
Ci sono costanti nel disco come le donne, il sesso e la letteratura.
Le donne raccontate dai Baustelle sfilano nell’album, ma in generale nella loro discografia, come nudi di Modigliani in un museo d’arte.

Il disco si snoda in 12 tracce che ripercorrono un lavoro durato oltre 365 giorni: questa seconda parte de L’amore e la violenza non è solo un continuo, ma una pura esigenza del continuare, e probabilmente chiudere, il capitolo Amore nei Baustelle.

Uno dei pezzi più significativi è “L’amore è negativo“, canzone ispirata all’opera “Eros in agonia“, del filosofo sudcoreano Byung-Chul Han. Il lavoro, per citare questo autore, è esattamente un volontario autosvuotamento, un consumare l’idea dell’amore in ogni sua forma e in ogni sua possibile forma sintattica e grammaticale. I testi sono sempre azzeccati e adatti a raccontare un fenomeno tanto complesso quanto umano.

L’amore dialoga con la pace e la possibilità  dell’apocalisse, l’amore viaggia in suoni elettronici riempiti di letteratura, citazioni giuste e idee scritte perfettamente.
E se, per citare uno scrittore caro ai Baustelle, “Nei linguaggi umani non c’è proposizione che non implichi l’universo intero“, nei loro pezzi non c’è una parola, un suono che non tocchi una forma di canzone rara e aulica.

Racconti di donne, uomini, perdizioni, leggende e storie che si dipanano nel fascino discreto della borghesia dei Baustelle, che a ben vederla è molto più profonda, molto più arguta di un citazionismo scevro. “L’Amore e La Violenza volume 2” è la chiusura di un cerchio, uno svincolo autostradale e musicale ben preso.