Vi piace il gelato? Sinceramente io lo adoro, mi capita di mangiarlo anche in pieno inverno. Proprio così si sono conosciuti i Cucineremo Ciambelle, in una gelateria nel riminese, in un divertimento estivo nel lontano 2015. Chi lo avrebbe mai detto? Comunque, dopo un paio di singoli, usciti nel 2016/2017, esce il loro primo album “Fingere di essere ciò che non si è”.

Qualcuno di voi conosce gli American Football? No?!! Male, MALISSIMO! Sono una delle band più importanti della scena math rock, anzi per essere precisi della scena ‘Midwest Emo’, un miscuglio di indie, math ed emo fuso insieme, di cui anche i Cucineremo Ciambelle fanno sostanzialmente parte (pur non essendo del midwest ma di Rimini), ma c’è un problema di fondo, non sono abbastanza originali. Vado immediatamente al sodo parlando delle linee vocali ad esempio: per quanto le voci siano belle, ecco, diciamo che non riescono a ritagliarsi una “loro personalità “. Non ci sono molte variazioni sul tema, ahimè, a tal punto che, se si passa da una traccia all’altra, si fa quasi fatica a capire la differenza: “Entomologo” e “Seppelliscimi”, giusto per citare due brani, hanno una forte somiglianza vocale. Ecco, qui ci si poteva (e ci si dovrà ) lavorare di più e meglio.

Anche la parte strumentale non mi dice molto. Tecnicamente parlando sono davvero bravi (e da musicista vi confesso che mi fanno, tranquillamente, “il culo a strisce”) ma ciò, a maggior ragione, non giustifica la banalità  di alcune composizioni, troppo adagiate allo schema del genere a cui sono legati, risultando una copia di altre band che da anni seguono questa strada. Mi si potrebbe dire che è difficile rinnovare un genere come questo, certo, ci sono delle regole da seguire ma soprattutto degli stili da rispettare, però ci sono e ci saranno sempre band che hanno osato, come ad esempio i Tera Melos oppure gli Yowie, ma il trio riminese non fa parte di questa categoria.

In conclusione a chi consiglierei questo album? Mah, ai completisti forse. Chi non conosce il genere è meglio se si rivolge subito a chi ha fatto la storia, non a chi segue una scia senza provocare sussusulti. Certo, chi in passato ascoltava emo americano potrebbe anche innamorarsi di loro, questo si, ma per il resto spero (sono pretenzioso, lo so), con questa mia recensione,   di aver spronato la band ad evolvere la loro bravura tecnica in qualcosa di maggiormente personale, perchè è proprio quello che manca all’album e, spesso, è anche quello manca a troppe band in questa piccola penisola in mezzo al mondo.