Bazzicano da più di dieci anni la scena post-punk di Los Angeles ma solo recentemente si uniscono e danno vita ai Moaning: loro sono Sean Solomon (voce e chitarra), Pascal Stevenson (basso e synth) ed Andrew MacKelvie (batteria). Raccolta l’esperienza accumulata suonando nei club alternativi della città , in varie band e progetti, i tre ragazzi, che si frequentano dai tempi della Taft High School, decidono di unire i loro sforzi e buttarsi in questa nuova esperienza, partendo da alcuni brani scritti da Sean. Autoproducono pure un video per “The Same”: il gruppo si esibisce all’interno di un edificio in fase di demolizione.

Il video è notato da Alex Newport ( già  produttore di At The Drive-In, Bloc Party e Melvins ), che apprezzando il lavoro mette a loro disposizione la tecnologia per trasportare su nastro tutta l’energia che la band è capace di creare dopo anni di esibizioni negli scantinati, nei bar e nei locali di L.A.
è il loro debut album, lo propongono ed arriva il prestigioso contratto con Sub Pop Records ( si, proprio quelli che fiutarono il talento dei Nirvana ). Questa è la storia. Il loro è un post-punk che prende varie e differenti forme nelle dieci tracce che compongono l’album: dallo shoegaze di “The Same”, “Close” e “For Now” alla dark-wave della open track “Don’t Go” e “Artificial”, dove l’aggancio a New Order e Bauhaus è inevitabile e, a mio giudizio, i pezzi più riusciti. Non brillano invece in pezzi, come ” Somewhere in There”, dove sembra mancare una logica che lega le varie idee che strutturano la canzone. Meglio riuscita ” Does This Work for You” con quell’effetto di chitarra indovinato che sembra voler infastidire, punto di forza invece della canzone che ha nel finale elementi noise interessanti.

Un calo lo troviamo in “Useless” molto intrigante nell’intro e nella strofa ma che manca di mordente nel ritornello, poco incisivo e piatto.
Un’ energia cupa pervade l’album, i testi di Sean parlano di amore e di sofferenza e come i due aspetti siano legati. Aspetti che si riflettono nella loro musica, a tratti dura, a tratti romantica e rigogliosa ma sempre con colori opachi, irrequieti e, in un certo senso, frustranti.

L’aggiunta di elementi elettronici rende più corposo il sound molto dinamico che i tre riescono a creare.
Più alti che bassi in questo debut album che sicuramente verrà  apprezzato dagli amanti del genere.
è un bene che Sub Pop si sia accorta di loro, i Moaning sono pronti per iniziare la loro nuova avventura.

Lasciarsi L.A. alle spalle potrebbe essere quel passo e quell’occasione per ricercare nuove idee ed ispirazioni che qua e là  sembrano mancare in qualche episodio dell’album che però, senza neppure troppi tentennamenti, promoviamo a pieni voti.

Credit Foto: Michel Schmelling