Signori e signore ecco la perfezione. I Night Flowers non deludono le aspettative e piazzano un disco che entra subito, di diritto, nell’Olimpo del guitar-pop più dolce ed emozionante. Li abbiamo visti crescere questi ragazzi, li abbiamo visti affinare via via un songwriting che partiva da una base molto vicina ai Pains Of Being Pure At Heart per arrivare ora a una maturità , una personalità  e una consapevolezza impressionante. “Wild Notion” è una summa di perle, di vere e proprie opere d’arte in ambito guitar-pop, di gentilezze romantiche e malinconiche che lasciano quel gusto agrodolce in bocca e le lacrime che si mescolano con il sorriso.

Le sensazioni che ci pervadono quando ascoltiamo queste 10 meraviglie (notare che non c’è nessun brano vecchio ripreso, ma sono tutte canzoni nuove) sono quelle che abbiamo provato ascoltando, ad esempio, per la prima volta i Real Estate più ispirati: quella magia che ci pervade e ci rapisce, mentre spazio e tempo si confondono, lasciandoci estasiati. Rispetto alla band del New Jersey i ragazzi di Londra aggiungono quella punta di fisicità , mantenendo però uno spirito dream-pop dall’altissimo grado empatico, con il cuore che batte forte, la pelle d’oca e la sensazione di essere in equilibrio perfetto tra la letizia e la malinconia: una sensazione meravigliosa.

Abbiamo sempre lodato la voce di Sophia Pettit, vero e proprio angelo caduto sulla terra, capace anche e sopratutto in questo disco di mudulare toni e vibrazioni per entrarci sottopelle come non mai, ma come non lodare il lavoro magistrale orchestrato da Chris Hardy e Greg Ullyart che si superano nel creare sublimazioni chitarristiche iper melodiche: da restare senza fiato, perchè troppa purezza è insostenibile.

“Sancastles” apre le danze in modo sublime, la chiave d’accesso per il paradiso, scrigno perfetto di quanto abbiamo detto sopra e poi ecco “Night Alive” con l’attacco trionfale e coinvolgente e le melodie che scorrono fluenti e magistrali. Questo è il marchio di Night Flowers che brilla a distanza di chilometri. Vi sono momenti più sognanti e carezzevoli (“Let Her In” e la fantasmagorica “Cruel Wind”, con i suoi 7 minuti di spazi aperti in cui assaporare un vero senso di libertà ), altri in cui il ritmo si abbassa e tutto intorno a noi scompare mentre le chitarre riempiono l’aria (“Head On” è davvero incanto dream-pop), lezioni avvincenti di guitar-pop da mandare a memoria (“Hey Love”) e poi c’è la doppietta “Unwound” / “Fireworks” che ci riporta carezze quasi di casa Sarah Records.

Che avrebbero fatto un disco bellissimo non c’erano dubbi, che riuscissero a realizzare un tale capolavoro guitar-pop no, non me lo sarei mai aspettato. M’inchino davanti a voi Night Flowers.

Disco dell’anno. Gioco, partita, incontro.

Credit Photo: Frederick Fuller