Tradizionalismo come se piovesse nel nuovo album della formazione di Manchester guidata da Martin Finnigan. In Italia i Rainband hanno sempre avuto una buona considerazione e un buon passaggio radiofonico, ad esempio da Virgin Radio, complice anche un brano per la fondazione dedicata a Marco Simoncelli e tutto sommato anche in Inghilterra hanno ritagliato la loro nicchia di pubblico.

Onestissimi mestieranti del guitar-rock che non puntano all’innovazione, agli esperimenti o a sconvolgere il mondo del rock, ma solo a far passare con piacere 45 minuti sui solchi rock di gente come Alarm,  Echo & the Bunnymen o Ocean Colour Scene, formazione che, almeno nello spirito, potrebbe essere usata come metro di paragone per capire dove andare a parare: l’occhio forte al passato senza paura di risultare classici o fuori tempo massimo. La cosa da sottolineare è che la band pare aver aggiustato un po’ il tiro melodico rispetto all’esordio e così, oltre al brio, a una punta di sano blues rock e allo sguardo a certe sonorità  d’oltre Oceano, quello che non manca è la giusta attenzione ad andature o ritornelli pop che non ci dispiacciono affatto.

Se cercate la novità  e le sperimentazioni azzardate a tutti i costi, beh, statene alla larga, per tutti gli altri l’ascolto risulterà  piacevole, magari nulla di più, ma piacevole quello si