Album numero due per il progetto shoegaze di Samira Winter che conferma la sua passione per le distorsioni e gli anni ’90 chitarristici, ma tutto sommato anche per soluzioni più vicine al dream-pop e più eteree.

Samira fa un passo avanti nella produzione e nei suoni, che ci appaiono più curati rispetto all’esordio “Supreme Blue Dream” di tre anni fa e cerca di variare maggiormente le sue carte, che in certi momenti dobbiamo dire sono anche accattivanti, tanto quanto ben note e giocate anche con una prevedibilità  che però non ci disturba più di tanto. Le chitarre sporche di “You Don’t Know Me” in cui emerge l’amore per i MBV, lo zuccherino che guarda ai ’60s di “Alligator”, la facilità  melodica di “High School”, la gentilezza onirica della fluttuante “Blue Eyes” e i synth che in “Stars Collide” danno più ariosità  al pezzo, mentre in “All In My Head” aumentano il tasso di pop nell’aria.

Usa sicuramente strumenti classici la nostra fanciulla (un pezzo come “Black Sea” è davvero un piccolo trattato di guitar-pop vecchia maniera, con gli arpeggi delicati che poi diventano rumorosi e filo shoegaze, con questa voce che si fa fragile e appesa a un filo) e lo fa con passione e amore per il genere.

Niente di nuovo sotto il sole ma i cultori del genere apprezzeranno.