Tutte le persone abbastanza mature da ricordare bene il 1998 dovrebbero mostrare un briciolo di riconoscenza nei confronti della Dave Matthews Band. Esattamente vent’anni fa “Before These Crowded Streets”, il loro terzo album, riuscì nell’impresa faraonica di detronizzare dal numero uno delle classifiche di vendita statunitensi l’insopportabile colonna sonora di “Titanic”. Con quasi mezzo milione di copie piazzate nei primi sette giorni di vendita, questo simpatico quintetto formatosi in Virginia all’inizio del decennio interruppe un dominio che sembrava destinato a durare per sempre ““ sedici settimane consecutive al vertice, un vero e proprio record da Guinness dei primati ““ contribuendo in qualche modo a dare il via al lentissimo declino della mania legata al colossal diretto da James Cameron. Limitare il disco a semplice simbolo della lotta contro la melensa storia d’amore tra Jack e Rose significherebbe però sminuire l’incredibile sforzo creativo profuso da Dave Matthews e compagni, qui al massimo di una forma che in seguito, purtroppo, sarebbe stata ritrovata solo in alcuni sporadicissimi casi.

Pur avendo prodotto diversi lavori degni di nota ““ sia prima che dopo “Before These Crowded Streets” – non si può certo dire che la Dave Matthews Band abbia mai dato il suo meglio negli studi di registrazione. Ambienti forse troppo asettici e freddi, dai quali fuggire nel più breve tempo possibile per tornare a girare il mondo con interminabili tournèe da tutto esaurito. La loro dimensione ideale è infatti sempre stata quella live, nella quale ancora oggi possono vantare davvero pochissimi (se non zero) rivali. Dal vivo anche le canzoni più deboli del gruppo si trasformano in lunghe jam incredibilmente trascinanti e piene di energia, con il vulcanico frontman a fare da direttore d’orchestra mentre, con la fedele chitarra acustica tra le mani, si scatena come un indiavolato. Nulla di troppo sorprendente, c’è da dire: nella Dave Matthews Band militano alcuni tra i musicisti migliori del mondo ““ su tutti il fenomenale batterista Carter Beauford ““ abituati a suonare qualsiasi genere senza l’ombra di una minima difficoltà . Ed è proprio quello che fanno nei settanta minuti di “Before These Crowded Streets”: un album talmente versatile e variegato nelle sonorità  da essere confezionato come una sorta di concept, con piccoli intermezzi a fare da collante tra un brano e l’altro ““ o meglio tra una storia e l’altra.

Quello che moltissimi considerano il miglior capitolo di una carriera di tutto rispetto è anche uno degli esempi più convincenti delle eccellenti qualità  da songwriter di Dave Matthews. Se in precedenza il quintetto aveva talvolta dato l’impressione di considerare i full-length alla stregua di semplici (per quanto sempre molto, molto buoni) contenitori di materiale da stravolgere e rivitalizzare in concerto, con questo terzo capitolo in studio tutto diventa più definito, organico e fruibile. Un album con tutti i crismi quindi; un’eccellente prova di maturità  con la quale la Dave Matthews Band si stacca di dosso l’etichetta di jam band preferita dai consumatori di droghe leggere per iniziare a ritagliarsi uno spicchio di spazio tra i giganti americani del soft rock venato di fusion. Con grande umiltà  e senza mai perdere la proverbiale indole ironica ““ sembra che il titolo della brevissima intro che apre il disco, “Pantala Naga Pampa”, sia un’espressione in lingua tamil che vuol dire “Ho un pitone nelle mutande” – il gruppo si esalta tra i ritmi spezzati del funk latino di “Rapunzel”, i sapori mediorientali di “The Last Stop” e l’allegria contagiosa di “Stay (Wasting Time)”, con tanto di coriste e fiati (il compianto sassofonista LeRoi Moore era ancora della partita)  a infondere un vago retrogusto soul e gospel. Gli archi del Kronos Quartet avvolgono di tensione il folk inquietante di “Halloween” e regalano a “The Stone” un preludio da colonna sonora di un film dell’orrore; altrettanto cupe sono le atmosfere progressive della raffinatissima “The Dreaming Tree” e quelle decisamente più aggressive di “Don’t Drink The Water”, un intenso inno contro la violenza con due ospiti di eccezione: la superstar (all’epoca) Alanis Morissette ai cori e il virtuoso Bèla Fleck al banjo. A distanza di vent’anni, però, è soprattutto il memorabile giro di basso cucito da Stefan Lessard in una piccola perla jazzata come “Crush” a restare impresso con forza nella mente dell’ascoltatore; un esempio di classe, gusto e brillantezza al quale ““ ahinoi ““ siamo sempre meno avvezzi al giorno d’oggi.

Dave Matthews Band ““ “Before These Crowded Streets”
Data di pubblicazione:  28 aprile 1998
Tracce:  11
Lunghezza: 70:14
Etichetta:  RCA
Produttore:  Steve Lillywhite

1. Pantala Naga Pampa
2. Rapunzel
3. The Last Stop
4. Don’t Drink The Water
5. Stay (Wasting Time)
6. Halloween
7. The Stone
8. Crush
9. The Dreaming Tree
10. Pig
11. Spoon