di Alberto Suni
Sono passati 16 anni dal loro debutto con “Safety, Fun, and Learning (In That Order’)” e (a detta loro) già  13 dalla loro prima volta live in Italia (Torino).
Di fare concerti qui da noi, Keith Murray e Chris Cain meglio conosciuti come We Are Scientists, non sono proprio stanchi.
Sarà  proprio l’Ohibò di Milano ad ospitare domenica 27 maggio il live dell’indie band californiana, che presenterà  l’ ultimo lavoro “Megaplex” uscito a fine aprile per la Grönald Records.
Ad inizio mese li abbiamo contattati per una chiacchierata prima dell’attesissimo live qui a Milano.

Ciao ragazzi come state? Da dove state scrivendo?
Ciao! Noi stiamo scrivendo da casa, a New York City. Partiremo per un tour fra poco meno di due settimane e staremo via fino alla fine di luglio. Quindi, c’è un sacco di preparazione da fare!

Per gli album precedenti avete detto che vi siete ispirati a gruppi o artisti come Brian Eno, My Bloody Valentine, David Bowie e Velvet Underground. Per questo ultimo lavoro, da chi vi siete ispirati?
Penso che più tempo passi ad essere e a fare il cantante e più le tue ispirazioni diventino meno ovvie anche a te stesso.
Per me ora le nostre canzoni suonano “We Are Scientists” più che mai. Detto questo, abbiamo “pizzicato” alcune idee di produzione e arrangiamento da persone come Peter Gabriel, Neu!, The Smiths e dalla moderna Top 40 pop, in generale.

Nella vostra lunga carriera (18 anni) avete suonato in Italia 9 volte, inclusa la prima volta nel 2008 nello storico Covo Club di Bologna per presentare il vostro secondo album “Brain Thrust Mastery”. Nello stesso posto siete tornati nel 2015 in apertura agli Ash: quale delle due esibizioni ti è piaciuta di più? Hai bei ricordi dell’Italia?
Penso che in realtà  abbiamo suonato in Italia più di 9 volte – so che abbiamo fatto un tour di tre città  nel 2006, perchè ero molto eccitato di suonare in un club gotico a Milano che qualcuno mi avesse detto che era di proprietà  di Dario Argento. Dubito che fosse vero, ma amo i registi gialli come Argento, Bava e Fulci, quindi è stato un brivido.
Uno dei miei spettacoli preferiti in Italia è stato a Roma nel 2014, quando abbiamo aperto per i Queens of the Stone Age in un enorme ippodromo all’aperto. Successivamente, siamo usciti con la band fino alla loro partenza, e poi abbiamo girato per la città  fino a quando non abbiamo trovato una collina che si affaccia sul Colosseo, dove abbiamo bevuto Campari e guardato il sole sorgere. E ‘stato piuttosto magico.

Ultimamente si dice che la scena “Indie” sia morta e con essa anche “le chitarre”. Ma poi ci sono band come voi o come Libertines, Arctic Monkeys, Bloc Party, The Drums, Pigeon Detective, Interpol, Editors e molti altri ancora in attività  con live e / o nuovi album. Cosa ne pensate oggi dell’attuale scena indie?
è perfettamente naturale che i suoni cambino, che nuovi stili entrino a far parte del quotidiano giovanile e che di conseguenza altri stili diventino fuori moda. Come We Are Scientists non ci sentiamo particolarmente bloccati nel vecchio suono “indie” della metà  degli anni 2000, e penso che alcune delle migliori band “indie” (come Arctic Monkeys, Editors e noi) abbiano continuato ad ascoltare nuova musica cambiando o arricchendo nuovi gusti musicali al cambiare del mondo. Sarebbe davvero noioso per tutti – noi, inclusi – se continuassimo a riproporre e suonare lo stesso vecchio suono. Ecco perchè canzoni come “One In, One Out”sono così eccitanti per noi. Non avrebbero avuto alcun posto nel nostro primo disco basato sulla chitarra, ma penso che siano migliori di qualsiasi altra cosa che abbiamo mai scritto! Pensiamo anche che ci siano un sacco di grandi e nuove “indie band”: i Wolf Alice sono fantastici, l’ultimo degli Alvvays è incredibile, e le DreamWife sono davvero uniche.

Qual’ è una band per cui avete aperto un live con cui vi siete trovati bene (e / o siete diventati fan)?
Penso che il miglior gruppo per cui abbiamo aperto la serata siano stati i REM. Abbiamo fatto un lungo tour con loro (e fatto tappa a Torino), e, anche se ci è sempre piaciuta la loro musica, siamo diventati dei fan irriducibili nel corso del tour. Penso che potrebbero essere l’unica band con cui siamo stati in tournèe per i quali abbiamo preso l’abitudine di guardare e goderci ogni minuto di ogni loro spettacolo. Erano dei veri professionisti, ma hanno anche suonato tutte le loro canzoni con gioia ed entusiasmo, dopo decenni passati a suonare insieme. Forse avrà  sicuramente aiutato il fatto che fossero persone estremamente amichevoli e che abbiano scritto dozzine di canzoni incredibili.

Anche se viviamo da 10 anni in un periodo di recessione e crisi economica, stiamo notando come in Italia, ma anche in tutta Europa in generale, il numero di festival sia in crescita. Cosa ne pensate di questo? Quale / quale festival / ci consiglieresti di andare? A quale festival non avete ancora suonato e vi piacerebbe suonare?
Adoriamo andare ai festival: ed è sempre emozionante potersi godere un bel gruppo di band tutte assieme che difficilmente si potrebbe incontrare tutte assieme. Abbiamo suonato in un grande festival chiamato ‘SOTALAZOPA’ in un piccolo campo fuori da Fiera di Primiero, circondato dalle Dolomiti. Era assolutamente stupendo e aveva vibrazioni fantastiche. Un festival che consiglierei alle persone di tenere sott’occhio è l’ ‘Indie Rocket Festival’ a Pescara, il 29 giugno, perchè suoneremo noi!

Cosa dovremo aspettarci dal vostro prossimo live in Italia a maggio?
Amiamo suonare in Italia. In realtà , adoriamo “essere” in Italia, quindi il pubblico può aspettarsi di essere ancora più eccitato di quello che siamo noi normalmente. Anche se, immagino che i tuoi lettori ci vedano normalmente in Italia, beh, sappiano che ci hanno sempre visto al top.

Grazie ancora per la vostra gentilezza. C’è qualche canzone del disco che vi piace particolarmente e che raccoglieste come colonna sonora finale per questa intervista?
Grazie! Amiamo davvero “Heart Is A Weapon”.

Photo: Drew de F Fawkes / CC BY