Con i Green Day fermi ai box dopo una serie di album tutt’altro che memorabili ““ l’ultimo, “Revolution Radio” del 2016, ha tuttavia evidenziato qualche timido segno di ripresa ““ Billie Joe Armstrong ha finalmente trovato il tempo per dedicarsi a una delle sue attività  preferite: dare vita a un nuovo progetto parallelo. Così, dopo Pinhead Gunpowder, The Network, Foxboro Hot Tubs e le collaborazioni con Norah Jones per l’album “Foreverly” del 2013 e con Tim Armstrong dei Rancid per il singolo “If There Was Ever A Time” dell’anno scorso, ecco arrivare i Longshot con il loro scoppiettante debutto intitolato “Love Is For Losers”.

Insieme al frontman del celeberrimo trio pop punk californiano ci sono il chitarrista Kevin Preston, il bassista Jeff Matika e il batterista David S. Field. Un quartetto nato da poco ma già  ben affiatato, come dimostrano i numerosi video dal vivo caricati su YouTube nelle scorse settimane. Con i Longshot il non più giovanissimo Armstrong è tornato alle origini, suonando nei minuscoli locali dove iniziò la sua fortunata carriera alla fine degli anni “’80. I 32 minuti di “Love Is For Losers” sembrano proprio volerci trasportare in quell’epoca remota, quando tutto era più semplice, diretto e senza fronzoli: in parole povere, il contrario rispetto a quanto fatto dai Green Day da “American Idiot” in poi.

Non aspettatevi sorprese particolari: i Longshot si limitano a recuperare le atmosfere power pop di “Nimrod” e a giocare un po’ con sonorità  di chiara matrice sixties e seventies. Nessuna bordata punk alla “Bang Bang” nè ballatone melense alla “21 Guns”, ma solo tanto rock melodico farcito di ritornelli orecchiabili, chitarre ad alto volume e qualche traccia di vintage che non guasta mai. Nulla che non sia già  stato fatto dai Cheap Trick, tanto per intenderci: l’influenza è palese in brani come “Chasing A Ghost”, “Happiness” e “Soul Surrender”, mentre in “Cult Hero” e “Love Is For Losers” trovano spazio una manciata di bei riff che sembrano uscire dalle mani di Keith Richards. Interessante infine la decisione di includere una cover di “Goodbye To Romance” di Ozzy Osbourne come chiusura dell’album: Billie Joe Armstrong interpreta questo fantastico classico alla sua maniera e convince a pieni voti, ma senza la chitarra del compianto genio Randy Rhoads le emozioni sono praticamente azzerate.

Vi piacciono i Green Day d’annata? “Love Is For Losers” fa per voi. Da un progetto parallelo, tuttavia, sarebbe lecito aspettarsi uno sforzo creativo maggiore, o quanto meno qualcosa di profondamente diverso. Altrimenti che senso ha?