Con un altro mese ormai alle spalle ci concediamo un piccolo ma prezioso recap: The Beautiful Ones raccoglie le uscite discografiche, pubblicate negli ultimi 30 giorni, che più abbiamo apprezzato.

DANIEL BLUMBERG
Minus

[Mute]
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Piano e violini a tratti dissonanti, rumori cupi, un taglio quasi jazz, fantasi di Nick Cave, Jim O’ Rourke, dEUS (in una forma a tratti delirante) e Talk Talk che si annidano oscuri nelle pieghe di un disco che riesce a inchiodarci all’ascolto sia nei suoi momenti più accessibili e armonici sia in quelli in cui le divagazioni si fanno più sperimentali e ondivaghe. Crediamo davvero che l’importante sia quello di non farsi spaventare dall’opera in questione, perchè la bellezza insita in canzoni come “Stacked” o “Minus” è così disarmante e toccante da darci i brividi. Lasciate che la stessa forza e costanza che ha Daniel, nel proporre la sua musica, sia anche la vostra, mentre ascoltate: tutto funzionerà  in modo magico.
[Riccardo Cavrioli]

DAMIEN JURADO
The Horizon Just Laughed
[Columbia]
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Capita così che nel mondo creato da Jurado un brano dedicato allo scrittore Thomas Wolfe conviva col ricordo del compositore e arrangiatore Percy Faith, che un omaggio all’attore Marvin Kaplan non stoni con i cinquantaquattro drammatici secondi di “Cindy Lee”. “The Horizon Just Laughed”, autoprodotto dallo stesso Damien Jurado che interrompe così un lungo sodalizio col produttore Richard Swift, è stato paragonato all’ultimo Mark Kozelek o a Phil Elverum (in arte Mt. Eerie) ma in realtà  Jurado somiglia sempre e solo a se stesso. Intimo e brillante, capace di scrivere testi semplici ma intensi (“I can only exist so long as you laugh” si fa sfuggire in una romantica “Allocate”). Nostalgico della Seattle di ieri (come si sente nei sei minuti col fiato sospeso di “The Last Great Washington State”) ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.
[Valentina Natale]

BEACH HOUSE
7
[Sub Pop]
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Il commiato finale non poteva che essere affidato alla lunga suite pianistica di “Last ride”, brano che sembra avvolgere e rassicurare l’ascoltatore, che dopo essere salito sull’ottovolante guidato da Victoria e Alex si vede accompagnato gentilmente all’uscita di questo lungo viaggio dal retrogusto cinematico orchestrato dai due, il problema è che una volta scesi la voglia è quella di fare un altro giro.
[Stefano D’Elia]

JESS WILLIAMSON
Cosmic Wink
[Mexican Summer]
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Ci lasciamo cullare e trasportare da queste nove piccole perle che Jess ha creato: ci sembra di poter volare, pur senza le ali, e lasciare che l’amore e i buoni sentimenti ci guidino attraverso un mondo ricco di sensazioni poetiche, che pare quasi magico.
[Antonio Paolo Zucchelli]

RYLEY WALKER
Deafman Glance
[Dead Ocean]
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La prova è superata a pieni voti per il ventinovenne musicista di Chicago: conoscendolo, siamo sicuri che sta già  lavorando su qualche nuovo brano, e non vediamo l’ora di sapere dove lo porterà  la prossima puntata della sua brillante carriera musicale. Intanto ci permettiamo di consigliarvi di non perdervelo giovedì 26 luglio all’Hana-Bi di Marina Di Ravenna e il weekend successivo al Siren Festival di Vasto.
[Antonio Paolo Zucchelli]

TT
LoveLaws
[LoveLeaks/Caroline]
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Molte di queste canzoni sono nate quando la Wayman era molto giovane, non ancora maggiorenne come Theresa stessa ha rivelato in una bella intervista concessa a The Last Mixed Tape, ma col tempo non hanno perso freschezza nè vigore, acquistando invece maturità . “LoveLaws” è un album senza compromessi, come una sottoveste che scivola su un corpo. Colpisce per la sua onestà  e vulnerabilità . Destinato ad aprire nuove strade per Theresa Wayman e chissà  forse anche per le Warpaint.
[Valentina Natale]

PARQUET COURTS
Wide Awake
[Rough Trade]

Se gli Arctic Monkeys cercano di scrollarsi di dosso l’etichetta di guitar band a colpi di una seriosità  che ha destabilizzato buona parte del loro pubblico, i Parquet Courts continuano a giocare la parte dei ragazzacci di strada (“Almost had to start a fight/In and out of patience”, “Normalization”, “NY Observervation”), non disdegnando di lambire territori psichedelici (“Violence”) e classicamente pop (“Mardi gras beads”, “Death will bring change”, la genuinamente Bowiana “Tenderness” ), il tutto ben gestito dal ritrovato Danger Mouse, la cui regia regala colore e brillantezza a queste tredici briose tracce.
[Stefano D’Elia]

SLEEP
The Sciences
[Third Man Records]
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Lo strumentale “The Botanist” chiude in maniera perfetta questo allucinante trip, tra richiami alla psichedelia ed atmosfere rarefatte, tra droghe leggere e musica pesante. Alla fine dell’ascolto avrete gli occhi arrossati e un sorrisone a 32 denti stampato sulla faccia, proprio come questi tre vecchi “marijuanauti”. Speriamo di rivederli un po’ più spesso sulla Terra.
[Giuseppe Loris Ienco]

AIDAN MOFFAT AND RM HUBBERT
Here Lies The Body
[Rock Action]
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Con gente così, abituata ad usare alla perfezione le parole e a modulare i suoni in modo suggestivo, ogni particolare diventa poesia. La fine e l’inizio pastorale di “Mz. Locum”, che al suo interno è quasi solare nel suo incedere; il sax e il violoncello che ci rapiscono in “Quantum Theory Love song”; i tamburi e i lavoro ritmico invitante di “Party On”; i rumori di una sala giochi anni ’80 sullo sfondo di “Zoltar Speaks”; la dolcezza quasi alla Owen/Mike Kinsella di “Everything Goes” e la notte evocata da “Fringe”. Tutto così evocativo che pare un dipinto in musica, uno di quelli in grado di dar vita a un episodio “‘Sindrome di Stendhal’, così raro eppure inevitabile di fronte a simili magnificenze. La cosa meravigliosa è che il disco continua a crescere ascolto dopo ascolto, inesorabilmente.

Emozione vera.
[Riccardo Cavrioli]

BONUS TRACK – DEBUT ALBUM DEL MESE:

TRACYANNE & DANNY
Tracyanne & Danny
[Merge]
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Non ci sorprendono Tracyanne e Danny, non ne avrebbero avuto bisogno, ma fanno le cose con tale e tanta onestà  e amorevole concretezza che non possono non coinvolgerci. Uno di quei dischi di cui ti accorgi di avere realmente bisogno nell’attimo stesso in cui ha dato il primo ascolto, perchè stai già  ripartendo con l’ascolto senza quasi accorgertene.[Riccardo Cavrioli]