Sappiamo tutti benissimo che le atmosfere della musica del duo formato da Hope Sandoval e David Roback sono dilatate quanto i loro tempi di produzione, non stupisce quindi che i loro fans abbiano dovuto aspettare ben cinque anni questo mini album, erede diretto di quel “Seasons of your day” che nel duemilatredici tornava a darci segni di vita dei Mazzy Star, dopo addirittura diciassette anni di assenze dalle scene.
Come prendere questo EP? Bene se ci basta sapere che i due sono ancora vivi e lottano con noi appassionati di slow core e dream pop, maluccio se ci aspettavamo qualcosa in più, quattro tracce infatti non bastano a sfamare la nostra voglia di brani sognanti e malinconici.
Dobbiamo quindi per ora accontentarci di solo quattro brani, uno dei quali già  ampiamente noto (“So tonight that i might see”, titletrack del secondo album), ma presentato in una versione un pizzico meno interessante dell’originale.
Tuttavia credo sia impossibile resistere alla voce sensuale ed avvolgente di Hope Sandoval, soprattutto se assecondata dal piano dolente di Roback come nel singolo anticipatore “Quiet, the winter harbor”, così come quando questa viene messa al servizio del pregevole country folk di “That way again”.
Menzione a parte merita “Still”, canzone che in due minuti centrifuga Velvet Underground e Sun Kil Moon, riuscendo a fare meglio del Mark Kozelek di tante uscite uscite recenti.
Insomma, se da un lato ci aspettavamo di più in termini di minutaggio, da un lato non possiamo che essere contenti che i Mazzy Star siano tornati a dar notizie di loro, a patto che però a breve tornino con qualcosa di più consistente da regalarci.