di Beatrice Rizzo

La potenza di una voce (pienamente ritrovata): quella di guidarne migliaia all’unisono. Il potere della musica, di far ritrovare amicizie di una vita in mezzo alla folla. La forza di una serata eccezionale che ha trasformato Padova in una città  davvero internazionale. C’erano infatti anche molti stranieri tra il pubblico, che hanno approfittato del concerto per farsi una vacanza o hanno approfittato della vacanza per esserci al concerto dei Pearl Jam! Tra questi l’incontro con un ragazzo italo-canadese con una maglietta con la foto di Eddie che lo abbraccia sceso dal palco del concerto di Toronto. Fantastico!

Vedder comunque in grande, grandissima forma così come tutta la band di Seattle. Sia che fosse la prima volta, sia per chi li aveva già  visti dal vivo, il concerto di domenica è stato una bomba! Chi li aveva già  visti all’Arena di Verona ha ritrovato la stessa energia ed una maggiore maturità , un’intesa palpabile che rende la performance uno spettacolo senza interruzioni.
La scaletta è energia pura. Brani classici molto rock con qualche ballad per riprendere fiato. 2 ore e 45 minuti di MUSICA (e da volerne ancora e ancora) suonata e cantata senza risparmiarsi un secondo. Il tempo è volato e non sono mancati gli omaggi all’Italia ed a Padova (con i discorsi di Eddie Vedder accompagnati da dei testi scritti a mano in italiano) e la polemica politica nei confronti di Trump, con una “dedica speciale” ad Ivanka introducendo “Daughter”.

Suono ben curato ma grezzo e graffiante in perfetto stile grunge. Indimenticabili gli assoli di chitarra di Mike McCready (“Even Flow”) e di Kenneth Gaspar (“Crazy Mary”) alla tastiera. Il palco semplice, con le luci studiate solamente per concentrare l’attenzione sulla prestazione musicale e non per stupire. Le immagini (spesso in bianco e nero) sui due maxi schermi, sono emozionanti: le inquadrature si concentrano sui volti e sulle corse di Eddie lungo tutto il palco e sui suoi gesti espressivi, intervallandole con spettacolari immagini d’insieme del pubblico sul prato e sulle gradinate, in cui ci si rende conto di essere in quel momento parte di un tutto, di un bellissimo momento condiviso di vita e di rock.