Parliamoci chiaro, non sono un esperto di jazz, certo ne ascolto ma non sono di sicuro un “cultore” del genere: non per questo mi sento limitato nello spiegare le mie motivazioni e sensazioni sul nuovo album di Kamasi Washington, “Heaven and Earth”.

Partiamo subito dalle cose negative che mi hanno instillato dei dubbi: la composizione e gli assoli di sax. Alcune strutture dei brani sono simili a “The Epic”, così come gli assoli di Kamasi e purtroppo non c’è un effettiva differenza di scrittura come mi sarei aspettato; certo potrei giustificare tutto ciò come una scelta stilistica e di limitazione compositiva dettata (forse) da uno schema jazz già  preimpostato nella sua mente (questo non vuol dire che il lavoro non sia variegato eh!), però sono passati tre anni da quel successo che è stato “The Epic” e si poteva fare molto di più, ne sono certo, forse, in primis, ridurre un minutaggio eccessivo per sfrondare una simile tracklist e andare a scegliere con più oculatezza i brani. Al di là  delle similitudini però in questo caso mi pare mancare, a tratti, il mordente, lo spirito vivo e se parli di un lavoro che fa distinzione tra “paradiso e terra”, beh, lo spirito e la sostanza ci devono essere eccome, non solo una forma molto curata ed elaborata!

Passando alle cose positive, che ci sono, beh ecco che alcuni pezzi nell’album sono davvero fantastici, come ad esempio “First Of Fury”(sembra quasi di ascoltare un pezzo per un film di Tarantino, imbevuto di cultura anni ’70), oppure “Tiffankonkae” e “Testify” che sono tra i brani che ho apprezzato di più, perchè capaci di lasciarci addosso un benessere quasi indescrivibile. Il ritmo si spezza spesso alla luce di un dualismo (che non è solo nel titolo), tra pezzi più funky” ed altri più “jazz” e ciò va assimilato a dovere.

La critica è divisa, tra chi lo elogia come “nuovo alfiere” (e traghettatore del jazz a chi non poteva neanche sentir nominare la parola) ed altri che, nel giudicarlo, non vanno oltre a un sei e mezzo; io, alla luce di questo nuovo album, rimango in mezzo alle due fazioni: “Heaven and Earth” è un buon lavoro ma avrebbe potuto essere ben di più.