A 70 anni suonati Ian Anderson, autentico pioniere del prog rock britannico e non solo  continua a saltellare per  i palchi come un menestrello ed  intrattenere il pubblico come un anchorman.

Per i 50 anni dalla fondazione dei Jethro Tull, concomitante con l’uscita della raccolta “50 for 50”  (cinquanta pezzi, appunto, per 50 anni di produzione), la band britannica fa tappa anche a Firenze, per il MusArt Festival in Piazza Santissima Annunziata.

Certo, la voce è rauca ed il fiato è corto, ma il frotman scozzese regge ancora la scena, si mette nella sua posa da fauno mentre suona il flauto traverso (più che uno strumento, ormai una parte del corpo) e diletta i presenti tra narrazioni, teatralità , tocchi di umorismo, ed ovviamente i pezzi più classici del repertorio dei Jethro Tull.

Alle spalle del pifferaio magico Ian Anderson, ad oggi vero e proprio superstite e quindi one man band, scorrono immagini di repertorio degli anni d’oro, videomessaggi dei vecchi componenti, istantanee e filmati di momenti bucolici, legati alla religione ed all’incedere della modernità , temi tipici di tutta la produzione della band di Blackpool.

Si susseguono, tra momenti blues, folk ed hard rock, i brani più conosciuti come “Too Old to Rock ‘n Roll: Too Young to Die!” , estratti di “Thick as Brick”, per chiudere con “Aqualung” e “Locomotive Breath”.

Ian si diverte, il pubblico (diciamocelo, piuttosto “grandicello”) lo saluta con un applauso finale sincero.

Onore ai Jethro Tull, onore a Ian Anderson.

Credit Foto: Craig ONeal / CC BY-SA