Mike Scheidt, cantante e chitarrista degli YOB, ha scritto buona parte dei brani di “Our Raw Heart” disteso su un letto d’ospedale nel corso di una lunghissima convalescenza. Per lo sfortunato leader del trio dell’Oregon il 2017 è stato un anno da incubo: una serie di gravi complicanze hanno trasformato un’operazione d’urgenza per curare una diverticolite in un orribile calvario protrattosi per mesi.

Un’esperienza difficile e dolorosa che ha stravolto in tutto e per tutto la vita del talentuoso cantante e chitarrista statunitense, il cui ritorno sulle scene è stato avvolto nell’incertezza fino a poco tempo fa. Nei settanta minuti abbondanti di questo nuovo album, l’ottavo in ventidue anni di carriera per gli YOB, emergono con estrema crudezza le sensazioni e gli stati d’animo che il povero Scheidt deve aver attraversato mentre combatteva per non soccombere a una malattia che ha seriamente rischiato di portarcelo via troppo presto.

è una lotta costante tra vita e morte, luci e ombre; un turbinio di emozioni che rende le sette tracce di “Our Raw Heart” un prodigioso esempio di come generi musicali tradizionalmente “pachidermici” quali il doom o lo stoner possano talvolta nascondere una delicatezza in grado di scalfire i cuori dei metallari più duri e puri.

Non che qui non vi sia spazio per momenti di sana crudeltà  di scuola sabbathiana: il growl infernale di “Lungs Reach” e i riff gelidi di “The Screen” – una marcia lentissima e indolente, pregna di quell’angoscia insostenibile che prova il paziente prima di sottoporsi all’anestesia ““ sono due bei macigni che gli YOB ci scagliano addosso con una violenza inaudita.

Altrove invece preferiscono confortarci con eleganti atmosfere post-metal e impercettibili richiami allo shoegaze su cui un ispiratissimo Mike Scheidt ci regala melodie davvero memorabili, con un cantato intenso e vibrante che fa trasparire tutta la vitalità  di un uomo che sa bene quanto sia precaria la nostra esistenza.

E noi, consapevoli della sua sofferenza e di quanto sia stato difficile per lui portare a termini i lavori su “Our Raw Heart”, non possiamo non versare una lacrimuccia ascoltando gli incantevoli sedici minuti e mezzo di “Beauty In Falling Leaves”, piccolo capolavoro che da solo vale l’acquisto di questo ottimo ritorno a firma YOB.