Lo so, ci sono alcune cose che potrebbero suonare scontate parlando dei cari The Beths, neo zelandesi di Auckland. La prima è che di loro avevamo già  parlato nella nostra rubrica ‘Brand New’, perchè da queste parti non ci facciamo trovare impreparati sulle cose migliori tra gli emergenti, quindi il consiglio è , ora e sempre, di tenere d’occhio le nostre segnalazioni, per conoscere, già  oggi, i futuri gruppi osannati domani. E questa è una cosa.

La seconda, ancora più scontata è che chi mi conosce potrà  trovare il voto decisamente ovvio: è vero, lo ammetto, power pop + voce femminile è meritevole di voti alti per il sottoscritto. Chiamatelo limite, chiamatela devozione, chiamatela schiavitù, fate un po’ voi, certo che quando le chitarre viaggiano alla grande, le melodie si rincorrono e una voce di fanciulla declama i testi (tutt’altro che allegri, sappiatelo, con la stessa Elizabeth Stokes afferma There’s a lot of sad sincerity in the lyrics“), beh, io perdo la testa.

Fatte queste dovute premesse posso già  chiudere, perchè in realtà  quanto c’era da dire sui Beth lo abbiamo già  detto su Brand New e la loro assoluta bravura è stata quella di non perdere il filo del discorso nel passaggio dalla breve distanza all’album completo. Poteva essere una scommessa non facile e invece è stata vinta con tranquillità  assoluta, perchè qui ogni brano è un potenziale singolo, poco da fare!

Chitarre travolgenti anni ’90, un mix clamoroso tra Fountains of Wayne e un indie-rock al femminile che potremmo rimandare a gente come Veruca Salt, un power-pop che sa essere tanto spigliato quanto energicamente quasi al confine con il pop-punk, una voce tanto sensibile e sfacciata nello stesso tempo che sa essere modulata in modo delizioso e iper melodico…vi basta? Siete ancora qui che leggete? Mollate tutto e andate di corsa ad ascoltare questa prelibatezza! Buon godimento!