Dopo un primo album oscuro, fortemente malinconico e dai cupi bagliori dark-wave ecco che i Puressence danno maggiore forma compiuta ai loro batticuori musicali. Dove prima il sound era pulsante, a tratti indefinito e palpitante, carico di plumbei riverberi ecco che ora la band lavora tantissimo sugli arrangiamenti e tende a smussare qualche spigolo particolarmente tagliente.

Il risultato è ispiratissimo e trionfale. Le melodie si fanno rigogliose e struggenti, pilotate da un James Mudriczki in forma smagliante. Le chitarre hanno ancora scarti più grintosi e Neil McDonald sa alle perfezione quando è il momento di graffiare, dopo aver crato l’atmosfera più liquida, ma sono gli archi a dare il segnale che la band vuole proprio essere più avvolgente, quasi romantica se vogliamo, senza scadere ovviamente nel patinato, perchè se di romanticismo si tratta non è certo quello fatto di petali di rose, semmai di spine, che pungono e fanno sanguinare.

Il cielo in copertina, d’altra parte, ci mette in guardia, nuvole nere si addensano sopra le nostre teste. “Sharpen Up The Knives è minacciosa e carica di oscuri presagi ma tra le bordate chitarristiche e la batteria che picchia solida ci sono momenti più delicati, che lasciano intravedere le novità  del sound della band. I singoli sono tutti spettacolari: “This Feeling” è pura poesia, costriuita ancora su questi saliscendi del sound e un arrangiamento che dire superbo è dire poco. “It Doesn’t Matter Anymore” lavora maggiormente sui toni più avvolgenti con una melodia incantevole e poi “All I Want” è roba da restare senza fiato. Quell’acustica e quei colpi di batteria nella parte iniziale mettono i brividi, prima che la voce di James ci porti in paradiso.

Ancora una volta i Puressence prendono il meglio dagli anni ’80, questa volta plasmandolo e lavorando di fino sulle melodie, mai così incisive.

Se “Street Light” mostra i muscoli ecco che l’effetto piano/forte esplode in tutta la sua potenza in “Never Be The Same Again”, con questi momenti di break onirico che poi lasciano spazio a chitarre rabbiose. Punto saliente impossibile da non citare è la conclusiva “Gazing Down”, che sembra riportarci ai Puressence degli esordi, con queste chitarre cariche e un mid-tempo che si fa incalzante, salvo poi diventare quasi un groove alla Stone Roses (e non è affatto un caso, visto che nel disco c’è pure, in minima parte lo zampino di Mani). Il lato più “tenebroso” e malinconico è affidato alla superlativa “Standing in Your Shadow”, che si muove sinuosa e con i toni bassi, per poi crescerci tra le mani con un climax favoloso. Ma arrivati in cima la band si ferma e non vuole lasciarci in balia dei venti e ci riconduce nelle quiete della nostra oscurità .

25 anni di un disco ancora magnfico. Come i Puressence non siano riusciti a diventare dei big resta davvero un mistero…

Pubblicazione: 17 agosto 1998
Genere: Alternative rock, indie rock
Lunghezza: 47:34
Label: Island
Produttore: Mike Hedges

Tracklist:
Sharpen Up the Knives
This Feeling
It Doesn’t Matter Anymore
Street Lights
Standing in Your Shadow
All I Want
Behind the Man
Never Be the Same Again
Hey Hey I’m Down
Past Believing
Turn the Lights Out When I Die
Gazing Down