Attesissimo questo terzo LP di Anna Calvi: sono passati quasi cinque anni da “One Breathe”, ma la stella della musicista di origini romane non sembra comunque essersi mai spenta, nonostante tutto.

Già  i nomi che vi hanno lavorato annunciano che ancora una volta possiamo e dobbiamo aspettarci qualcosa di grande dalla ragazza londinese: Nick Launay (Nick Cave, Grinderman) alla produzione e le collaborazioni di Adrian Utley dei Portishead e di Martyn Casey dei Bad Seeds sono veri e propri sigilli di garanzia sulla qualità  del prodotto, se mai ce ne fosse stato bisogno.

Proprio come la divina PJ Harvey, anche Anna non ci ha mai deluso con i suoi lavori, probabilmente a causa dell’universalità  della sua musica.

Come dichiarato dalla stessa Calvi in alcune interviste pre-uscita il suo nuovo album vuole essere queer, femminista, ma allo stesso tempo sexy e bello: la musicista di origini italiane, infatti, vuole superare le barriere dei generi e dei ruoli tra i sessi, che li rendono limitati e vuole vedere la donna che abbia le stesse possibilità  dell’uomo (“Don’t Beat The Girl Out Of My Boy”, “As A Man”, “Alpha” e anche la title-track “Hunter” ““ che vede la donna “cacciatrice”, ruolo tipicamente maschile ““ possono essere titoli abbastanza chiarificatori di questo concetto).

Una delle poche critiche che possiamo fare a questo terzo lavoro di Anna ha un nome ed è “Indies Or Paradise”, che la porta su territori industrial, un po’ troppo rumorosi e cupi per la sua bellissima voce, che comunque nel coro riesce a suonare angelica: la canzone è sicuramente apprezzabile per il suo stile sperimentale, ma troppo noir e “cattiva” per la Calvi che conosciamo noi (quella che proviene da un background di compositori classici).

Quel suono pesante e sporco lo ritroviamo anche nella seconda parte di “Alpha”, ma qui si tratta, a nostro avviso, più di un’esplosione, magari inaspettata, tra due parti più gentili e ricche di sensualità .

La bellezza compositiva della già  citata title-track è qualcosa di unico, con quelle adrenaliche percussioni che introducono le tastiere e soprattutto la profonda e intensa voce della Calvi, che sa donare emozioni a tutto il pezzo.

Il primo singolo, “Don’t Beat The Girl Out Of My Boy”, che parla appunto della distruzione dei ruoli maschili e femminili, è una delle migliori cose del disco: forse uno dei pochissimi pezzi di Anna per cui possiamo utilizzare il termine pop. Il coretto che la apre ““ e che poi ascolteremo più volte nel corso dei successivi quattro minuti ““ vale già  da solo il prezzo del biglietto. E poi, ancora una volta, le doti vocali della musicista londinese, rendono il brano qualcosa di davvero unico: la Calvi, infatti, non ha paura, all’interno della stessa canzone, di variare l’ampia gamma di tonalità  vocali a sua disposizione, centrando sempre il bersaglio in pieno.

Eccellente anche “Swimming Pool”, che ricorda certi brani presenti nel suo omonimo debutto: il senso cinematico presente al suo interno non fa che accrescerne l’aspetto emotivo.

“Away”, invece, è una ballata chitarristica piuttosto morbida e malinconica, che vede la Calvi utilizzare la sua voce in un modo ancora differente ““ più dolce e sentimentale rispetto al solito.

Il risultato ancora una volta è qualcosa di ottimo: anche con “Hunter” Anna riesce a incantarci grazie al fascino delle sue canzoni e agli incredibili sentimenti che sa descrivere. Una musa capace di creare musica senza tempo: le nuove generazioni prendano bene gli appunti.