Con un altro mese ormai alle spalle ci concediamo un piccolo ma prezioso recap: The Beautiful Ones raccoglie le uscite discografiche, pubblicate negli ultimi 30 giorni, che più abbiamo apprezzato.

ANNA CALVI
Hunter

[Domino]
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Il risultato ancora una volta è qualcosa di ottimo: anche con “Hunter” Anna riesce a incantarci grazie al fascino delle sue canzoni e agli incredibili sentimenti che sa descrivere. Una musa capace di creare musica senza tempo: le nuove generazioni prendano bene gli appunti.
[Antonio Paolo Zucchelli]

BIG RED MACHINE
BIG RED MACHINE
[PEOPLE]
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Quindi, mettetevi seduti davanti al mare al tramonto, ad uno scorcio di paesaggio di montagna all’alba, o ancora osservate dall’alto la frenesia della città  occidentale moderna, poco cambia: dalle vostre orecchie, verso la vostra testa e poi giù per tutto il corpo verrete pervasi dalle pulsioni che questo lavoro porta con sè. Magari non un capolavoro in termini assoluti, ma sicuramente qualcosa di grande.
[Anban]

WILD NOTHING
Indigo
[Captured Tracks]
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“Indigo” è un viaggio piacevole e un album che si lascia ascoltare volentieri, capace di cullarci e di farci sognare, senza perdere il sempre apprezzato tocco melodico di Tatum che già  ben conosciamo da tanto tempo.
[Antonio Paolo Zucchelli]

IDLES
Joy as an Act of Resistance
[Partisan]

Quello che so è che con “Joy As An Act of Resistance” gli Idles mi hanno mandato completamente in pappa il cervello. Sarà  che in questo disco sento tutto ciò che avrei voluto sentire da quando 15 enne crestato macinavo dischi punk sognando qualcosa di nuovo ma che mi ricordasse le vecchie glorie Inglesi. Sarà  che adoro i dischi così, estranei da qualsiasi cosa che mentalmente possa trasmettere il senso dell’ordine, sarà  che qui Joe Talbot ha superato se stesso come lyricsman e performer ricordandomi un po’ Johnny Rotten con i suoi cantati calanti e pieni di noia.
Sarà  che a questo punto sono completamente innamorato degli Idles e proprio come loro dico : “I fucking love you, I really love you ,Look at the card I bought,It says “I love you“.
[Ben Moro]

NOTHING
Dance On The Blacktop
[Relapse]
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“Dance On The Blacktop” è un album solido ed emotivamente molto intenso e ci insegna che basta scavare sotto la superficie per trovare qualcosa di diverso: infatti sotto la negatività  che possono nascondere i loro testi, ispirati dalla martoriata esistenza di Domenic, si puo’ trovare anche uno spiraglio di luce e questo deve servirci per andare avanti e continuare a combattere ogni giorno contro le nostre paure, i nostri problemi e i nostri dolori.
[Antonio Paolo Zucchelli]

INTERPOL
Marauder
[Matador]
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Gli Interpol riescono ancora una volta a sorprenderci confezionando un lavoro che, se da un lato entusiasmerà  facilmente i fans, dall’altro rappresenta un ulteriore conferma di una band di indiscutibile valore.
[Fabrizio Siliquini]

MARK LANEGAN & DUKE GARWOOD
With Animals
[Heavenly Recordings]
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Si è discusso a lungo sulla natura del blues (e blues sono inequivocabilmente “Spaceman” e “One Way Glass”) se sia un sentimento o un genere musicale, se sia prima tecnica e poi passione. Mark Lanegan & Duke Garwood ci mettono il mestiere, il cuore e l’anima in trentotto minuti di buona musica.
[Valentina Natale]

 alt=MITSKI
Be the Cowboy
[Dead Oceans]
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E’ una fine osservatrice Mitski e quando racconta una storia (l’amicizia spezzata di “Old Friend” ad esempio) quando descrive un attimo che sembra quasi rubato come fa in “A Pearl” o nel lungo viaggio in taxi di “Lonesome Love” si mette in gioco completamente, cercando di essere autentica più che perfetta. Le sue sono donne che soffrono, lasciano e vengono lasciate e quando decidono di restare lo fanno tra mille dubbi e qualche ripensamento (“Me and My Husband” docet). In quello che è probabilmente il suo album meno autobiografico Mitski Miyawaki è diretta, intima e graffiante come non mai e conferma di essere una delle voci al femminile più interessanti e originali di questi ultimi anni.
[Valentina Natale]

TUNNG
Songs You Make at Night
[Full Time Hobby]
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Gli episodi felici nell’album sono numerosi, anche quando non è l’elettronica a dominare il brano, come in “Battlefront” o in “Crow”.
Una citazione la meritano anche “Like Water”, dove è la voce di Becky Jacobs ad essere protagonista, e la deliziosa “Flatland”, dove chitarra ed elettronica riassumono in maniera precisa lo stile elegante e avvolgente dei Tunng.
“Songs You Make at Night” non delude e, oltre a restituirci una band di cui si era sentita la mancanza, ci dimostra come dai Tunng potremo ancora aspettarci deliziosi futuri lavori.
[Fabrizio Siliquini]

DEVON WELSH
Dream Songs
[You Are Accepted]
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I sogni fanno parte della nostra vita, ma non lasciate che queste canzoni siano solo la colonna sonora delle immagini che vediamo ad occhi chiusi, no, lasciate, anzi, cercate a tutti i costi che lo siano anche quando gli occhi sono aperti. La sensazione che vi pervaderà  sarà  magnifica.
[Riccardo Cavrioli]