Nel lontano 1998 i Mercury Rev pubblicavano “Deserter’s songs” uno dei dischi più importanti degli anni 90 e questa sera parte proprio dal Serraglio di Milano un mini tour italiano per festeggiarne la ricorrenza del ventennale.

Diventati poi uno dei gruppi più influenti e seminali a cavallo degli anni zero, si sono, successivamente, un po’ persi per strada negli anni avvenire con pubblicazioni inferiori e soprattutto con una lunghissima pausa, il tutto dopo l’altro loro capolavoro quell “All is dream” uscito nel 2001. Venendo a oggi giusto e bellissimo far risentire in toto quel disco. C’è una bella atmosfera di quasi fine estate anche se, in realtà , fa ancora molto caldo e la temperatura anche dentro il locale è un po’ fastidiosa. Incomincia Herself cantautore partenopeo che ha collaborato proprio con Jonathan Donahue in un brano del suo ultimo lavoro, tanto da essere invitato ad aprire tutte le tappe di questo tour italiano. Si presenta In totale solitaria, bravo, in sintonia con il pubblico, che regala applausi. Già  lo conoscevo ed è stato piacevole incontrarlo nuovamente.

Subito dopo i Mercury Rev elegantissimi in una sorta di set elettro acustico, volutamente senza drumming per riproporre i brani allo stato brado, come ha più volte spiegato Jonathan nei suoi lunghi discorsi tra un pezzo e l’altro, nati a casa loro, quasi sussurrando le note per non svegliare il vicinato, quindi tutto deserter’s songs spogliato della produzione del genio Dave Friedman, scarno, sincero ed emozionante.

C’è anche spazio per una cover dei Pavement “Here” da “Slanted and Enchanted” e una “Sea of teeth” dal masterpiece “It’s a wonderful life” letteralmente da pelle d’oca per ricordare il più bravo cantautore americano di sempre quel Mark Linkous che andrebbe studiato a scuola e che manca tantissimo. Chiude un’altra loro hit “The dark is rising” brano cult da “All is dream” appunto per suggellare al meglio un concerto d’altri tempi, l’unica nota stonata l’imprevedobile clima da infradito. Fosse stato in un anfiteatro all’aperto avremmo volato ancora più in alto. Detto questo, 100 di questi Mercury Rev.

Credit Foto: Mathias Nielsen [Public domain], via Wikimedia Commons