di Michele Nicoli

Per chi conosce o ha già  potuto assistere ad un loro concerto, probabilmente troverà  queste parole ripetitive sulla carta ma vive come il fuoco dentro se stesso. Si, perchè si dice che ogni esibizione dei The National sia un’esplosione totale di sentimenti ed emozioni contrastanti dove però, l’amore è onnipresente.

Niente di più falso, è qualcosa di nettamente superiore. Un gradino sopra alla scala dei sentimenti.

Quello a cui ho assistito non è semplice da raccontare, è la prima volta mi trovo a dire che di concerti così “‘vissuti’ dal pubblico e dalla band non ne ho visti molti, anzi, troppo pochi per i chilometri spesi nella mia vita. è stato incredibile e si è notato fin dalla prima nota suonata dalla band e lo hanno notato pure tutti i presenti.

Un pubblico completamente in delirio, catturato, immerso nella condivisione sentimentale. Un pubblico che ha cantato tutte le canzoni dall’inizio alla fine.

Tutte.

Un’ora e mezza di pelle d’oca non stop.

Regalando brani da tutti gli album, ma soprattutto dall’ultima fatica discografica “‘Sleep Well Beast’, i The National si presentano perfetti nei suoni e nella presenza scenica. Matt Berninger non si risparmia neanche per un momento, sembra vivere ogni singola parola cantata, tra un bicchiere e una fumata elettronica, dona tutto se stesso con il pubblico fino a penetrarci dentro.

Con gesti e movenze teatrali, decanta i testi con immensità  (dono che pochi hanno), incita ed esalta un pubblico, che non smette mai di esserci, cantare, urlare, ringraziare, abbracciarsi, baciarsi e piangere. Complici i giochi di luci e video molto avvolgenti, siamo stati rapiti per raggiungere tutti insieme uno stato di grazia cui solo Matt, con la sua voce e le sue parole, poteva condurci.

A partire da “‘Nobody Else Will Be There’, un’ aperta dichiarazione di intenti, la band snocciola una serie di poesie musicali come “‘Don’t Sallow the Cap’, “‘Walk it Back’, “‘Guilty Party’, “‘I Need My Girl’, “‘Day I Die’, “‘Terrible Love’ a molte altre ancora.

Tutti brani “‘bevuti’ dai presenti come una festa senza fine, ma la cosa più eccezionale è successa alla conclusione della scaletta. Ormai senza più voce, il leader della band lascia il microfono per una versione acustica di “‘Venderlyle Cry Baby Geeks’ cantata interamente da noi.

Loro davanti al palco, in pedi, in segno di rispetto. Mai nulla di più forte, di più intenso.

Abbiamo viaggiato, ci siamo innamorati, lasciati e poi ritrovati e cantato insieme. Ho sete e ne voglio ancora.

Photo: musicisentropy / CC BY-SA