Aiutateci.

Da Glasgow arriva la proposta degli Army of Moths di David Sherdidan, Debt Joy e JT: serve aiuto perchè nell’oretta e passa del loro  primo album “Sorry To Disturb You” si tirano in ballo decenni e decenni di  pop, rock , elettronica e limitrofi e più facilmente edibili. Ed è tutto nello stesso calderone, seppur ogni traccia abbia un’evidente vita propria.

Tra synth, chitarre dagli agganci immediati, lunghe e vaporose trame di tastiera, possiamo trovare dentro Pulp, Muse, Devo, Franz Ferdinand, Bloodhound Gang, Madness (provare per credere “I See You” e “Little Moth”) e chi più ne ha più ne metta, in ambientazioni punk, psichedeliche, glam,  e cornici che spaziano dal rock più ’60 a quelle di un musical; c’è anche tanto Bowie (“Emily Said” sembra un mash up con “Kashmir” di memoria Jimmy Page, “Kaleidoscope” pure sembra un lisergico omaggio al Duca Bianco), tanto gusto per il britpop stile primissimi Blur, per il punk-rock più gotico e luciferino (“ANGELBOY”), echi del Moby di qualche lustro or sono (“D.A.D.A”), passando per distorte orbite allucinate, a tratti come sconclusionate (sembra, a momenti, di  essere di fronte a b-sides di “Piper at The Gates of Dawn”), pazze e burlesque, via per sonorità  che riportano alla mente gente come Donovan, gli Arcadium, con nette sbandate dalle lunghe code prog, o chitarre che ci portano in una dimensione trip-hop à -la Massive Attack/Death in Vegas (“Wonderland”) per sublimare un attimo dopo  atterrando nel mondo dell’indie più Lo-Fi e Horror-rock (“One Day Soon”).

C’è così tanta roba dentro la pentola, con sapori così tanto diversi ma nettamente distinguibili, che non sappiamo se siamo di fronte a dei maestri dell’eclettismo o a un meltin’ pot dei più cazzeggianti.

O forse lo sappiamo, ma… aiutateci voi!