Con un altro mese ormai alle spalle ci concediamo un piccolo ma prezioso recap: The Beautiful Ones raccoglie le uscite discografiche, pubblicate negli ultimi 30 giorni, che più abbiamo apprezzato.

CAT POWER
Wanderer

[Domino]

Il risultato di questo no chiaro e forte è un album che è stato accolto positivamente dalla critica e splendidamente dai fan. Non solo testardaggine, dunque, ma anche e soprattutto grandiosa sostanza: le undici tracce del disco puntano esclusivamente su voce, piano e chitarra, per una comunicazione delicata e diretta in pieno stile folk. Riascoltare la voce inquieta e tenera di Cat Power è come rivedere una persona amica con la quale hai condiviso buoni e cattivi umori, che ti ha vista e hai visto in pigiama e con le occhiaie e che poi hai perso di vista per sei lunghi anni; sembra un deja vù ma non è un deja vù, quanto piuttosto un ricordo rivissuto con più maturità  e consapevolezza.
[Silvia Niro]

ADRIANNE LENKER
Abysskiss
[Saddle Creek]
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“Abysskiss”, nella sua semplicità , ci sa comunque colpire al cuore: temi delicati come morte, amore, perdita sono toccati dalla Lenker con tatto, sensibilità , gentilezza e crediamo che questo album sarà  capace di scaldarci nelle malinconiche lunghe e fredde notti invernali.
[Antonio Paolo Zucchelli]

KIRSTIN HERSH
Possible Dust Clouds
[Fire]
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Kristin Hersh ha semplicemente preso atto che non si può essere innovatori a vita. Il sound di “Possible Dust Clouds” è familiare ma mai banale. Il futuro è roseo per la nostra “Rat Girl” preferita e sembra proprio che all’orizzonte potrebbe esserci anche un nuovo album dei Throwing Muses dopo “Purgatory/Paradise”.
[Valentina Natale]

ST VINCENT
MassEducation
[Loma Vista]
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St. Vincent dimostra che un brano musicale se ben costruito cresce e si trasforma, può diventare completamente diverso da com’era stato concepito all’inizio. “Masseduction” era il party sfrenato, “MassEducation” è il momento di malinconia che prende quando gli ospiti se ne sono andati e la casa sembra improvvisamente vuota. Gemelli di versi ma non di emozioni, nati dalla fertile creatività  di un’artista unica nel suo genere.
[Valentina Natale]

PHOSPHORESCENT
C’est La Vie
[Dead Oceans]
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L’album scorre via piacevolmente, non si può non citare anche “Christmas Down Under ” tra i migliori pezzi, e finisce con il confermare la capacità  dei Phosphorescent di confezionare un prodotto con chiari connotati folk, ma moderno e accattivante.
La sensazione finale è che Matthew Houck ha una grande e naturale capacità  compositiva, e che, se solo osasse di più , potrebbe regalarci negli anni a seguire qualcosa di veramente grande.
[Fabrizio Siliquini]

GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO
Undici canzoni di merda con la pioggia dentro
[La Tempesta]
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Serve un album così, serve per mettersi negli occhi di uno che ne ha viste tante, che ha visto il cambiamento, che ha prodotto anche le nuove leve, come Vasco Brondi nel progetto Le Luci della Centrale Elettrica (da poco la notizia della fine del progetto) o i Verdena, politicamente sempre sul pezzo (come con il progetto con i Post-CSI, “Breviario Partigiano”) per rendersi conto di una realtà  ben diversa da quella cantata oggi. Una lieta disperazione, che serva ad accendere fuochi (“Fuochi Supplementari”).
[Massimiliano Barulli]

PINEGROVE
Skylight
[autoprodotto]
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Senza dubbio il loro lato migliore rimane quello delle emozioni, che sanno usare con delicatezza, gentilezza e tatto in ogni brano e che ci fanno riflettere anche su noi stessi: per una breve mezz’ora possiamo tranquillamente perderci in queste undici dolci canzoni dei Pinegrove, che ci sapranno ancora una volta scaldare dalla malinconia del prossimo triste inverno.
[Antonio Paolo Zucchelli]

 alt=NENEH CHERRY
Broken Politics
[Small Supersound/Awal Recordings]
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“Slow Release” e “Soldier” confermano che Neneh Cherry ha trovato l’alleato ideale in Four Tet, che di recente alla Brixton Academy di Londra si è esibito solo con due lampade da tavolo come illuminazione lasciando il pubblico a godersi la musica in una semi oscurità  che ben si adatta alla sua elettronica minimale. In altre mani “Broken Politics” avrebbe potuto essere ripetitivo, addirittura noioso ma la coppia Cherry / Hebden mantiene sempre alta l’intensità . Magari non arriveranno in classifica le dolorose slow jams di Neneh Cherry ma sono perfette per prendersi una pausa e cercare di capire un mondo che sembra sempre più confuso.
[Valentina Natale]

DEAN WAREHAM VS CHEVAL SOMBRE
Dean Wareham vs Cheval Sombre
[Double Feature]
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Curiosa, ma non poi così tanto, l’inclusione di “Grand Canyon” dei The Magnetic Fields, che in questa versione molto più pop evoca i grandi spazi delle pianure americane e dimostra che Dean Wareham e Cheval Sombre non guardano solo al passato. Loro sono cowboy 2.0. Cowboy psichedelici con la chitarra acustica al collo. Cowboy del nuovo millennio con gli stivali sporchi di polvere e la voglia di continuare a viaggiare che regalano un disco indubbiamente piacevole.
[Valentina Natale]

FRANCESCO DI BELLA
O’ Diavolo
[La Canzonetta]

L’interpretazione di Francesco Di Bella è magistrale, il punto di forza che emerge maggiormente in questo disco, sta proprio nella sua capacità  comunicativa, nel suo mettersi a nudo pur non parlando praticamente mai in prima persona di sè stesso. Accade anche nella conclusiva ed enigmatica “Notte senza luna”.
A conti fatti, si tratta di un disco che può ottenere un buon risalto nel panorama cantautorale odierno, un salto in avanti rispetto al pur dignitoso e godibile lavoro che l’aveva preceduto.
[Gianni Gardon]