Ace Frehley è senza ombra di dubbio uno dei personaggi più genuini e amati di tutta la storia dell’hard rock. Fu la sua fumante Les Paul a trascinare i Kiss ai vertici delle classifiche mondiali negli anni ’70, seminando a destra e a manca riff stratosferici e solos al fulmicotone. Insieme al batterista Peter Criss incarnò il lato più umano e romantico della truccatissima band di New York. Mentre Paul Stanley e Gene Simmons lavoravano duramente per trasformare il quartetto in una multinazionale macina-dollari, l’unico e inimitabile Spaceman conquistava i cuori di milioni di appassionati a suon di interviste ad alto tasso alcolico (storica quella al Tomorrow Show di Tom Snyder nel 1979) ed eccessi di ogni sorta.

Dalle stanze d’albergo devastate ai folli inseguimenti polizieschi in stile Blues Brothers (tra le altre cose, fu anche uno dei migliori amici di John Belushi), Ace Frehley non si è fatto mancare davvero nulla in mezzo secolo di rock and roll vissuto, come dice lui stesso, “senza rimorsi”. E quando puoi andare in giro e vantarti di aver spinto gente del calibro di Tom Morello, Dimebag Darrell, Mike McCready, Mark Kozelek, Slash e Jerry Cantrell (giusto per citarne alcuni) a imbracciare una chitarra, hai tutto il diritto di lasciarti andare a un po’ di vecchia, sana autocelebrazione.

Le nove tracce di “Spaceman” sono proprio questo: un monumento ai bei tempi andati, a quei fantastici anni in cui Kiss furono realmente the hottest band in the world. Le tentazioni metalliche dell’eccellente “Anomaly” (2009) e di “Space Invader” (2014) vengono accantonate per riallacciarsi al sound glam e smaccatamente settantiano dello storico debutto solista del 1978. Si torna a un approccio più semplice e diretto all’hard rock, alla costante ricerca di una via di mezzo tra potenza e melodia: “Rockin’ With The Boys” e “Your Wish Is My Command”, scritte insieme al ritrovato amico Gene Simmons, sono due begli esempi di vintage kissiano che renderanno felici anche i fan più nostalgici e difficili da accontentare.

è a loro che probabilmente va il pensiero di Frehley in “Without You I’m Nothing”, piccola lettera di ringraziamento indirizzata a tutti coloro che lo hanno aiutato a superare una volta per tutte la dipendenza da alcol e cocaina. Quella dalla musica, fortunatamente, c’è ancora ed è più viva e pulsante che mai: “Pursuit Of Rock And Roll”, uno dei momenti più riusciti di “Spaceman”, parla proprio di questo, ovvero della costante “ricerca del rock and roll”.

Una ricerca che da ragazzino lo convinse ad allontanarsi dalle gang del suo quartiere di origine – il difficile Bronx raccontato in “Bronx Boy” – e lo portò sempre più in alto, fino a raggiungere le stelle dello strumentale “Quantum Flux”, quanto di più “spaziale” e progressivo sia mai uscito dalla penna dell’ex chitarrista solista dei Kiss. Davvero un buon lavoro, caro Space Ace: per te la pensione può attendere ancora un po’, a differenza dei tuoi ex compagni.