Non è facile andare avanti quando le tue compagne di viaggio si chiamano depressione e ansia: sicuramente uno dei metodi per superare questi periodi ““ ne abbiamo avuto varie prove nel corso degli anni ““ è sfogarsi scrivendo canzoni che raccontano le proprie esperienze e le proprie paure, rendendo in un certo senso chi poi le ascolta parte della tua vita.

Ne sa qualcosa Jillian Medford, titolare del progetto Ian Sweet: iniziato semplicemente come Ian qualche anno fa, si è poi trasformato in un trio, con la pubblicazione del loro esordio sulla lunga distanza, “Shapeshifter”, avvenuta nel 2016, per poi tornare a essere una cosa personale della ragazza californiana.

Uscito da poche settimane e pubblicato dalla Hardly Art, la sister-label della Sub Pop, “Crush Crusher” è stato registrato ai Rare Room Book Studios di Greenpoint, Brooklyn, NY insieme al noto produttore Gabe Wax (Deerhunter, The War On Drugs, Soccer Mommy) e vede la partecipazione di Max Almario alla batteria e di Simon Hanes al basso.

La opening-track “Hiding” dimostra subito tutta la vulnerabilità  della Medford: la morbida dolcezza dei suoi vocals si scontra con il lavoro rumoroso della chitarre e un drumming decisamente potente, che porta una certa energia al brano.

“Holographic Jesus” parla del periodo ““ sicuramente non troppo positivo – in cui Jillian ha vissuto in un freddo appartamento a Brooklyn: elegante e dalle influenze shoegaze, anche questo brano mette in luce la splendida voce di Ian Sweet.

Molto più moderna la title-track, “Crush Crusher” che, con la sua batteria elettronica e delle belle linee di chitarra riesce a creare atmosfere deliranti e ritmi decisamente energici, mentre “Borrowed Body”, con le sue sei corde severe, sembra essere il brano più pesante del disco, forse proprio a causa del tema toccato.

“Crush Crusher”, con le sue influenze chiaramente “’90s, è un album grintoso e onesto, che sa essere anche dolce e riflessivo: un passo interessante verso la maturità  per Jillian e il suo progetto.

Photo Credit: Kelsey Hart