Cosa può nascere da un duo in cui lui, Kevin Gibbard (voce e chitarra), è cresciuto ascoltando i Beatles, gli Stones e Motown, le canzoni degli Oasis a fargli da sottofondo ed un interesse per la psichedelia anni sessanta e lei, Sophia LaCroix (batteria e synth), che ama ascoltare dark wave/goth, shoegaze, Ennio Morricone, la musica di Artie Shaw ( famoso clarinettista jazz degli anni ’20) e modern jazz? La risposta è molto semplice: I Black Doldrums.

Il duo Londinese ha trovato il perfetto equilibrio musicale dove la base melodica di voce, chitarre fuzz e batteria è tipicamente “madchesteriana” (“People’s Temple”, “There is no Eyes”). Il tutto però viene coperto da un tappeto (o meglio velo) di synth che ne stravolge completamente il senso con il nuovo effetto che si colora di toni scuri e sporcati (e qui si intuisce la mano di Sophia). “Trident” sembra suonata dagli Stone Roses nell’anno di grazia 1994 e “It’s a Dandy Massacre” è uno di quei pezzi che ti costringe a muoverti al ritmo frenetico e cadenzato che accompagna le chitarre distorte, sature e tremolanti a dare impeto ed energia. Quindi, per capirci meglio, psichedelia anni 60 ma anche alla Black Angels, un dark gothic alla Mission o Sister of Mercy, un Britpop alla Liam, quello che canta con le braccia incrociate dietro la schiena, una bella shakerata ed il coktail Londinese è pronto da gustare, ma tutto d’un fiato, niente cannucce.
Una band non per tutti, i deboli di cuore sono pregati di dirigersi verso l’uscita.