Un po’ Bob Dylan, un po’ Bruce Springsteen: certo, non siamo al livello dei mostri sacri appena richiamati, ma negli States John Mellencamp, brillante 67enne dall’Indiana, è molto di più del poco che è conosciuto dalla nostre parti. Forse, e dico forse, alcuni non giovanissimi ricorderanno il pezzo “Jack and Diane” che mandò nel 1982 l’album “American Fool” in cima alle classifiche a stelle e strisce o il brano “Human Wheels” che – nostalgia canaglia- veniva usato a metà  degli anni 90 come sottofondo musicale durante alcuni servizi di Mai Dire Gol.

Poco altro, per uno che è 24esimo album in studio, ha venduto decine di milioni di dischi, ha vinto un Grammy ed è pure nella Rock and Roll Hall of Fame. Mica briciole.  E che da diversi anni se la fa con  Meg Ryan, se proprio vogliamo uscire dal seminato.

Con questo “Other People’s Stuff”, Mellencamp  raccoglie brani classici della musica folk e country americana, reinterpretati e registrati nel corso della sua carriera lunga qualcosa come 40 anni ed alcuni già  presenti in altri album e raccolte,  tra i quali  “Don’t Know Why I Love You” di Stevie Wonder o “Wreck of The Old ’97” di Vernon Dalhart.

C’è anche “Eyes on The Prize” che lo stesso Mellencamp suonò nel 2010 alla Casa Bianca in occasione del Celebration of Music from the Civil Rights Movement, su richiesta dell’amministrazione Obama.

In attesa di un tour molto impegnativo previsto per il 2019, i fan e non solo potranno quindi deliziarsi con questo “Other’s People Stuff”: canzoni di altri che Mellencamp è stato bravo ad  interpretare come fossero  proprie.