Sono passati un paio di anni da quando, intervistandolo per un’altra webzine prima del suo concerto al Tunnel di Reggio Emilia, Stephen Steinbrink ci aveva detto che il giorno dopo sarebbe tornato a casa negli Stati Uniti per prendersi una pausa e dedicarsi ad altro.

Fortunatamente il musicista californiano sembra aver cambiato idea e ha registrato questo suo ottavo LP tra il dicembre del 2016 e il novembre del 2017: il disco, uscito il mese scorso per Western Vinyl, è stato scritto poco tempo dopo che un incendio aveva distrutto il Ghost Ship, uno spazio artistico di Oakland, la città  dove Steinbrink vive, uccidendo trentasei persone tra cui parecchi musicisti della scena DIY locale e probabilmente vuole essere una specie di reazione a questo doloroso fatto, che lo ha sicuramente colpito in maniera molto profonda e diretta.

Questo scenario, completato dai pessimi risultati delle elezioni presidenziali americane, lo hanno portato a rinchiudersi nel suo studio, costruito all’interno di un container, per scrivere e registrare questo suo nuovo lavoro sulla lunga distanza: una dieta a base di LSD e un synth sono stati i suoi compagni per proseguire questo suo percorso.

Con queste premesse ci si poteva sicuramente aspettare un album cupo, oscuro, deprimente: ciò, per fortuna, non avviene. Certamente i testi delle dodici canzoni incluse in “Utopia Teased” non sono particolarmente gioiose, ma la musica, invece, sembra prendere altre direzioni, risultando quasi sempre ottimista e allegra.

“Bad Love” apre ““ come potete immaginare dal titolo ““ con temi non particolarmente brillanti, ma la strumentazione, carica di elettronica (gentili synth e drum-machine), invece, tiene alto l’umore: il paragone che ci viene subito in mente è con Mac DeMarco.

“A Part Of Me Is A Part Of You” è veramente molto interessante con qualche influenza funky e synth e batteria che sanno disegnare perfettamente la malinconia del brano; “Zappa Dream” (originariamente scritta da Rosie Steffy), invece, si apre con un delicato tocco psichedelico, prima di tuffarsi verso un potente indie-rock con chitarre fuzzy, ma è supportato da una voce gentile, quanto la melodia che Steinbrink sa creare qui.

Le sensazioni melodiche si possono ritrovare anche nel recente singolo “Mom”, cantato insieme a Melina Duterte (aka Jay Som): la dolcezza la rende un’altra piccola perla indie-pop che questo LP ci sa regalare.

“I’m Never Changing Who You Are”, infine, chiude il disco con un velo di malinconia e rassegnazione, ma la strumentazione ancora una volta riesce a mantenere il tono della canzone positivo, romantico e dolce.

Senza nascondere il suo dolore, Steinbrink dimostra, attraverso un lavoro semplice, ricco di ottime melodie, intelligente e pieno di sentimenti, come si possa riuscire a trovare la voglia per andare avanti, cercando di rimanere comunque forti nell’animo.