Attiviamo il radar e scandagliamo in profondità  un universo musicale sommerso. Ogni settimana vi racconteremo una band o un artista “‘nascosto’ che secondo noi merita il vostro ascolto. Noi mettiamo gli strumenti, voi orecchie e voglia di scoperta, che l’esplorazione abbia inizio (e mai una fine)”…

Ricordo bene quando ascoltai per la prima volta questi ragazzi di Leicester. Girovagando su internet, un paio di anni, fa mi sono imbattuto in una delizia guitar-pop che rispondeva al nome di “Sweet Georgia Gazes” e da li fu amore immediato.

In realtà  poi venno a sapere che la band guidata dal talento di Alex Clemence non era certo di primo pelo, ma era in pista già  da un po’, tanto che il primo EP, “Heart Shaped Tambourines” risale al 2014.

Sta di fatto che poi nel corso dei questi anni sono arrivati altri ottimi brani ma mancava davvero un album che, finalmente, giunge a noi nel gennaio del 2019.

“Honeyspun” è una bomba, lasciatevolo dire e non abbiate timore nell’accostarvi a un vero e proprio compendio di guitar-pop-rock. La loro presentazione su Facebook potrebbe suonare pretenziosa e invece è solo realistica: “Dayflower is a friendly argument between Malkmus and Marr at a My Bloody Valentine gig, refereed by Ariel Pink and won by the La’s“. Adoro queste frasi perchè mi ricordano gli accostamenti di Carlo Villa su Rockerilla e poi sono le stesse descrizioni folli che do spesso io per descivere una band.

Parlavamo di compendio, beh, prendete i primi tre pezzi, si passa da riverberi abbaglianti in una brano deliziosamente in odore di shoegaze come “Big Blue”, per poi andare a “Dayflower” che pare una caramellina di “indietronica”, gentilissima e zuccherosamente melodica, per poi andare a “Too You” in cui mi vengono in mente i Panda Riot o i Trementina, con questo tiro leggermente ballabile e le chitarre che sporcano il suono. Un trittico per mettere le cose in chiaro, qui la varietà  è all’ordine del giorno, non spaventatevi e preparatevi, allacciando ben salde le cinture, perchè la capacità  melodica è sempre altissima ed è pronta a farvi sobbalzare ad ogni brano. Cosa vogliamo dire di “Daisy Age” o “Heart Shaped Tambourines”? Splendide, tanto dolci e solari quanto malinconiche, classiche eppure sempre irresistibili nel loro jangle-pop. Occhio perchè il finale è ancora da applausi. “Seeing Up” è visionaria e spaziale nei suoi 6 minuti sospesi che poi esplodono nel climax finale con i ritmi sotto che sono quasi tribali, mentre “Departures” iniza come fossero delle onde che catturano il nostro corpo, in un mare che però sembra ingrossarsi per poi ritornare calmo, fino al battito elettronico che contraddistingue in modo sublime il finale.

Per me è già  uno dei dischi dell’anno! Ve lo assicuro!