Tom Rowlands e Ed Simons sono in assoluto dei satrapi della musica elettronica da oltre vent’anni e divinità  incontrastate del cosiddetto Big Beat: amatissimi in tutto il mondo, ripercorriamo  la carriera dei The Chemical Brothers (alla luce dell’imminete album in arrivo) in 10 di quelli che sono i loro pezzi più iconici.

10 – SETTING SUN

1997, da “Dig Your Own Hole”

Dopo il fortunato esordio del bellissimo “Exit Planet Dust”, ecco l’amicizia con Noel Gallagher; ne scaturisce il singolo “Setting Sun”: psichedelico, disturbato, furibondo, Big Beat all’inverosimile. Si vola in testa alle classifiche.

9-  BLOCK ROCKIN’ BEATS

1997, da “Dig Your Own Hole”

Si va a scuola di campionatura, tra rap, la batteria di Purdie e la chitarra dei Pink Floyd di “Let There Be More Light”. Il risultato? Una carica adrenalinica incessante.

8- HEY BOY HEY GIRL

1999, da “Surrender”

Un fendente acid house che non ha bisogno di molte presentazioni: e il fenomeno Chemical Brothers diventa mondiale grazie anche ad un video che finisce in heavy rotation. HERE WE GO

7- LET FOREVER BE

1999, da “Surrender”

Ancora Noel Gallagher, ancora un video da applausi: e un riferimento chiaro a “Tomorrow Never Knows” di casa Beatles.

6- THE TEST

2002, da “Come With Us”

Stavolta l’apporto è a firma Richard Ashcroft, che mette la propria voce – per quanto manipolata- in maniera perfetta su un tappeto di synth e beat atmosferici, tribali, sognanti.

5- THE GOLDEN PATH

2003, da “Singles 93″“03”

Il vero valore aggiunto,anche qua, è dato dalle voci: Coyne e Drozd dei Flaming Lips.

4  – GALVANIZE

2005, da “Push The Button”

Rap e suoni da mondo arabo mischiati insieme in un crescendo elettrolitico che culmina con l’esplosivo GALVANIZE. E i fratelli tornano in cima alle classifiche dopo anni.

3- BURST GENERATOR

2007, da “We Are The Night”

La furia esplosiva acid house sembra lontana: prendiamo allora per buono questo lunga cavalcata da supernova interstellare.

2- ESCAPE VELOCITY

2010, da “Further”

A chi li accusa di aver perso il tiro, i ragazzi di Manchester rispondono con questa odissea techno/kraut che nella sua metà  richiama “Baba O’Riley” di memoria The Who: incalzante, lisergica, stordente, come creata apposta per i live set nei quali, quello sì, i Nostri hanno pochi rivali.

1- MAH

2019, da “No Geography”

Più che per il valore, per un intento ben augurante: bordate laser in un reticolato sonoro trascinante. Sarà  davvero di buon auspicio?