Oh my God THEY are back again.

Quando pensavo finalmente di averla scampata una volta per tutte, riecco i Backstreet Boys rifare capolino, ridanciani, brillanti, tirati a lucido: oddio, il biondino Nick Carter nel contempo è stato insignito di uno storico Premio Nobel per la Brace, il marcantonio Kevin Richardson si presenta con facezie che sono un misto tra Scialpi e Donatella Versace, AJ McLean è diventato Pepe Reina, Brian Littrell un exogino, mentre Howie Dorough ha stretto un patto col diavolo e sembra quasi essere immune dal passare dal tempo.

Poco importa, THEY are back again.

E nemmeno la scomparsa dello storico manager Lou Pearlman, morto di ictus in carcere, li ha scoraggiati o fatti meditare.

THEY are back again.

Non si capisce neanche quale potrebbe essere il target di questo nuovo album “DNA”, che farà  da apripista ad un mastodontico tour mondiale: le ragazzine di oggi? quelle che erano ragazzine nella seconda metà  degli anni 90? Le madri delle ragazzine di oggi? Le madri delle ragazzine degli anni 90? Io?

Non lo so, ma fottesega: THEY are back again.

Si  sarebbe altresì potuto  pensare ad un processo evolutivo  che tenesse conto dell’età  che comincia a farsi sentire (il solo Nick è under 40, Kevin ne ha addirittura 48), con un arricchimento dei testi e degli argomenti trattati. Invece no, ancora amore, ancora delusioni, ancora strazi, ancora lì messi a nudo, in un alternanza tra gioia e disperazione per quello che sembra un percorso ciclico immarcescibile: ti cerco, ti trovo, ti amo, ti amo così tanto che ti spacco i maroni, finisce che mi lasci, e allora ti cerco, ti trovo… e via andare.

E mai che si pensasse a fare party like a Russian come qualche collega dello stesso lignaggio artistico che è stato bravo a reinventarsi e a tenere conto dell’orologio biologico e di un qualche percorso di crescita musicale: non avrebbe senso. Perchè quel che importa è che THEY are back again.

Avanti quindi con l’uscita del disco in cui zero (zero) tracce portano una-che-sia-una mezza firma nel songwriting da parte di qualcuno dei  componenti, le date del tour che magari li vedrà  ancora ballare “Everybody” o “As Long As You Love Me” e pure suonare le maracas, o addirittura performare a cappella la nuova “Breathe” tra i falsetti di Brian e i bassi di Kevin. Chè poi alla fine vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. E se gente è ancora disposta a pagare, loro ci metteranno ancora tutti loro stessi.

Perchè parafrasando il mio poero vecchio nonno, foriero e portatore di grande cultura e sentimento popolare oltre che di somma virtute, <alla gente è più facile metterglierlo in c..o che in testa>.

E allora vento in poppa.

THEY are back again.