A distanza di un paio d’anni dall’eccellente esordio “Convenience”, i Pill sono ritornati lo scorso ottobre con un nuovo LP, “Soft Hell”, realizzato come il precedente dalla Mexican Summer. La band post-punk di NYC, che abbiamo visto aprire il tour italiano del 2016 dei Parquet Courts, con il suo nuovo album unisce la critica sociale ai riff di chitarra e a spettrali assoli di sax, ma senza preoccuparsi particolarmente di polemizzare. Tra pochi giorni ““ e più precisamente venerdì 8 febbraio ““ il gruppo statunitense suonerà  al Covo Club (all’interno dell’Inverno Fest) in quella che sarà  la sua unica data italiana. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo intercettato la frontwoman e bassista Veronica Torres e il chitarrista Jonathan Campolo via e-mail per parlare, oltre che del loro sophomore, delle influenze, di NYC, del vinile e delle loro data italiana. Ecco cosa ci hanno raccontato:

Ciao, come state? Benvenuti sulle pagine di Indieforbunnies.com. Per prima cosa potete per favore introdurre la vostra band?

Ciao! Questa è la nostra formazione:

Veronica Torres: voce, basso
Andrew Spaulding: batteria, percussioni, samples
Benjamin Jaffe: sassofono
Jonathan Campolo: chitarra, basso, voce

Tra pochi giorni suonerete a Bologna: siete contenti di tornare nel nostro paese? Che cosa vi aspettata dal vostro concerto italiano?

Sì, siamo contenti! Ci siamo divertiti veramente moltissimo al Covo Club nel 2016, quando abbiamo aperto per i Parquet Courts. Quella volta siamo arrivati un po’ tardi in città , quindi questa volta speriamo di avere più tempo per visitarla e per vedere la Fontana Del Nettuno.

Il vostro secondo album, “Soft Hell”, è uscito lo scorso ottobre: da dove proviene questo titolo? Vi è dietro un qualche significato particolare?

E’ un ossimoro che serve per comunicare questi sentimenti che ci tengono legati in un posto, che sia politico, personale o come società . E’ famigliare perciò piacevole e sicuro, ma non è progressivo e ci trattiene. E’ la schiavitù di sè stessi.
E’ volere, bisogno, paura, eros, tabù, complicità , comprensione, violenza e ragionamento, tutto all’interno di un’orchestra strutturata.

Nella copertina del vostro album c’è un cane molto grazioso che suona il piano all’interno di una casa, mentre alla finestra si puo’ vedere una bomba atomica che esplode: chi l’ha disegnata? Che cosa significa? Credete che ci sia qualche contraddizione al suo interno?

Il dipinto originale è intitolato “Portrait Of An Extraordinary Musical Dog” ed è stato dipinto da Philip Reinagle nel 1805. Quando un’amico di infanzia di Andrew è ritornato dall’Afghanistan, ha trovato una stampa in un negozio di articoli usati e vi ha dipinto sopra. E’ stato il suo primo dipinto e da allora ha iniziato un’associazione artistica per veterani.

Nella opening-track “A.I.Y.M.” (ma anche in altre canzoni) sembra che vogliate descrivere una specie di giungla urbana attraverso la vostra musica: era una vostra intenzione?

Non ci sembra di poterne scappare. Quando sei costantemente circondato da suoni (macchine, treni, persone, musica), persino durante il sonno, suppongo che sia normale iniziare a imitarlo.

NYC e la sua scena musicale quanto hanno influenzato il vostro disco questa volta?

Veramente tanto! La nostra comunità  musicale e la comunità  DIY che ci circonda sono molto importanti per noi. Questi sono spazi sicuri dove si scambiano l’arte e le idee e ci spingono in avanti non solo musicalmente, ma anche come persone. La politica, l’identità  e l’arte sono tutte all’epicentro.

Nella mia recensione ho scritto che il vostro singolo “Fruit” ha qualcosa di poppy al suo interno, mentre “Midtown” sembra più psichedelica: avete cercato di proposito di camminare su nuovi sentieri musicali?

Non costringeremo mai la nostra band a un solo genere, cambiare ci esalta!

“Sin Compromiso” è scritto in spagnolo: Veronica ti posso chiedere come mai hai deciso di usare la lingua della tua famiglia per questa canzone?

Scrivere in spagnolo non è stato solo un modo per mettermi alla prova, ma anche un’opportunità  per giocare con suoni e forme così belle. Non so perchè, ma le canzoni tristi alcune volte mi riescono meglio in Spagnolo. Forse perchè è ciò che ho sentito in auto crescendo, mentre stavo sviluppando idee su cosa potesse essere l’amore.

Quali sono stati i principali cambiamenti tra “Soft Hell” e “Convenience” secondo la vostra opinione? Che cosa è succeso nel periodo tra l’uscita dei vostri due dischi?

A questo punto ci conosciamo meglio e riusciamo a ottenere di più dagli altri musicalmente. La conversazione tocca parecchi argomenti, se sai cosa voglio dire.

Che cosa ci potete dire del processo creativo? C’è qualche persona in particolare che scrive i testi o la musica? Che cosa viene prima di solito, la musica o i testi?

Dipende! Tendiamo a fare molte jam, riascoltarle, modificarle e poi aggiungere i vocals. Veronica ha sempre scritto la maggior parte dei testi, ma in questo disco c’è un contributo maggiore anche di Andrew e Jon. Ci influenziamo l’uno con l’altro. Questa è una band molto democratica e non c’è un leader.

Di che cosa parlano i testi del vostro nuovo disco? Da cosa siete stati influenzati? L’attuale situazione politica degli Stati Uniti è stata un’influenza nel vostro songwriting? C’è qualche messaggio che volete mandare ai vostri fan attraverso le vostre canzoni?

La politica, la complicità  e l’evasione sono temi che abbiamo esplorato nel nostro nuovo disco. Persino le canzoni d’amore sono piene di lotte di potere.
Nonostante la musica sia aggressiva alcune volte, ci sentiamo sempre più sicuri a un concerto punk insieme a persone che la pensano come noi, ricordandoci a vicenda di prenderci cura degli altri e di respingere i sistemi oppressivi, che sono vecchi e sbagliati. Se c’è qualcosa da fare proprio, è quella di appoggiarsi alla tua comunità . Lì non sei da solo. Tutti noi abbiamo bisogno di sostenerci a vicenda.

Ho visto che realizzate la vostra musica anche in vinile: che cosa ne pensate di questo formato che è ritornato in maniera molto decisa negli ultimi anni? Vi piace?

Non abbiamo mai pensato che il vinile fosse andato giù di moda!

Tutti i proventi delle vendite dell’edizione limitata (ora già  esaurita) del test pressing del vostro disco sono andati a un’associazione benefica chiamata Raices: vi fa piacere dire due parole sul loro lavoro?

Raices è un’associazione no-profit con base in Texas che fornisce servizi legali a famiglie di immigrati e rifugiati. Si puo’ leggere di più sul loro fantastico e potente lavoro qui: https://www.raicestexas.org/about/. Dobbiamo lottare contro la xenofobia e contro il nostro presidente, che sta tenendo in ostaggio il governo degli Stati Uniti con il suo muro razzista che vuole costruire sul confine.

Avete qualche nuova band o musicista interessante da suggerire ai nostri lettori?

Public Practice, Sediment Club, Gustaf.

Un’ultima domanda: per favore potete scegliere una vostra canzone, vecchia o nuova, da utilizzare come soundtrack di questa nostra intervista?

“Double Think” da “Soft Hell”.